Quarto e ultimo appuntamento di MADE IN ITALY con

Gianni VERSACE e Elio FIORUCCI



Il direttore di Appeal Armando Frattini (Giuseppe Cederna ) scopre il doppio gioco di Nava che stampa delle copie in più e fa dei resi inesistenti perché in realtà ha realizzato una nuova rivista : Fascino.

L’imprenditore della MODA Beppe Modenese (Bebo Storti) organizza

IDEA COMO, una innovativa occasione di incontro tra STILISTI

e TESSUTAI. Al grande evento Irene incontra VERSACE e rivede Davide

Frangi … la serata dei due finisce a BELLAGIO

 

 

COMO

 

Chi vive un periodo delicatissimo è il grafico Filippo (Maurizio Lastrico) : purtroppo Flavio ha ceduto nuovamente alla droga ed è morto per overdose.

Appeal è minacciata dalla sleale concorrenza di Fascino fondata dal vicedirettore Nava (Sergio Albelli) con la complicità della caporedattrice Ludovica (Valentina Carnelutti ) : la nuova rivista sta rubando i migliori fotografi sulla piazza, tra cui lo stesso John Sassi (Marco Bocci).

Il futuro di Appeal è nelle mani di Irene che è pronta a volare a NEW YORK all’ inaugurazione del nuovo negozio di FIORUCCI (Stefano Fregni) per trovare nuovi fotografi e dare spunti creativi alla rivista, così da affrontare la concorrenza sempre più agguerrita.

FIORUCCI & MODA URBAN con le modelle fotografate per strada,

nuovi colori, nuove proposte.

Rientrata a MILANO Irene è accolta dalla notizia della morte di Frattini, da tempo gravemente malato ... Il giorno del funerale, Irene deve leggere la lettera che il direttore le ha lasciato e che contiene un’eredità importantissima. Frattini infatti ha lasciato la direzione di Appeal proprio a Irene che in pochissimo tempo è passata da semplice stagista a direttrice della rivista di moda.

I genitori di Irene – Giuseppina e Pasquale – interpretati da Anna Ferruzzo e Ninni Bruschetta.



IDEA COMO !!

Un connubio strepitoso tra STILISTI e TESSUTAI nel regno della SETA

tra telai e tavoli da stampa !!

 

SETA COMO

 


Le origini del distretto tessile comasco risalgono a secoli addietro: al 1600, forse anche al 1400. Poi, nel 1800 ma soprattutto nel secolo scorso, l’attività è proseguita e aumentata. È storia pluricentenaria, insomma, quella delle STOFFE LARIANE.

 

SETA Como STAMPI-dual



Antichi stampi in legno (Museo della Seta, Como)



I MITICI ANNI ’60 ’70 ‘80

Da alcuni decenni il concetto di lusso, nella MODA, è cambiato e i TESSUTI hanno perso il loro fascino.

Gli STILISTI hanno conquistato la ribalta sempre più prepotentemente e la STOFFA - “materia prima” di un abito - da un po’ di anni conta sempre meno.



Qualche imprenditore serico comasco della vecchia guardia

potrebbe raccontare dei favolosi anni Sessanta, dei vivacissimi

Settanta. O, ancora, degli anni Ottanta, quando sulle riviste di moda

come Vogue accanto al nome dello STILISTA compariva anche

quello del PRODUTTORE DI TESSUTI. E i big comaschi c’erano tutti,

in un abbinamento quasi alla pari, poi perso nel tempo.

 

Si aprono nuovi mercati … e arriva come un “terremoto” il 1980, l’anno che

vide la traumatica chiusura della TICOSA - TIntoria COmense

Società Anonima - una grande azienda tessile comasca, sorta il 20 luglio

1871 e operante soprattutto nel campo della SETA.

Nel 1899 la tessitura arrivò a contare 600 dipendenti e, nello stesso anno, venne inaugurato un acquedotto della tintoria, che le porterà più di 12 milioni di litri d'acqua al giorno. Nel 1906 la tintoria entra in possesso dei francesi di Gillet & Fils.

La fase espansionistica dell'azienda continuerà fino al 1950. Durante questo periodo emerse la figura di Augusto Brunner, un ricercatore all'interno dei laboratori della fabbriche che scalerà la gerarchia aziendale fino ad arrivare, nel 1950 a diventare amministratore delegato. Proprio nel 1950 l'azienda toccò la sua punta di massima grandezza, con 1 250 operai.

Negli anni sessanta e settanta l'azienda attraversò una grave crisi, che si concluse con la chiusura dello stabilimento nel 1982.

 

 

VERSACE gianni

 


< Reggio è il regno dove è cominciata la favola della mia vita: la sartoria di mia madre, la boutique d'Alta Moda. Il luogo dove, da piccolo, cominciai ad apprezzare l'Iliade, l'Odissea, l'Eneide, dove ho cominciato a respirare l'arte della Magna Grecia > Gianni VERSACE, febbraio 1992

 

 

                       VERSACE Magna Grecia

 



Nato a REGGIO CALABRIA, nel 1972, all'età di venticinque anni, si trasferisce a MILANO per lavorare come disegnatore d'abiti, creando le prime collezioni per Genny, Complice e Callaghan. Il 28 marzo 1978 al Palazzo della Permanente, a Milano, Gianni VERSACE presenta la prima collezione donna firmata con il suo nome.

L'anno seguente VERSACE inizia una fortunata collaborazione con il fotografo americano Richard Avedon, quindi — primo di una lunga serie di riconoscimenti nella sua carriera — nel 1982 vince l'Occhio d'Oro come "migliore stilista 1982/83 collezione autunno/inverno donna". In questo periodo Versace introduce quegli elementi metallici che diventeranno poi un classico della sua produzione.

Contemporaneamente avvia una lunga serie di collaborazioni con l'ambiente del teatro disegnando costumi per opere e balletti.

Tra il 1980 ed il 1983 Loretta GOGGI è la prima artista italiana a sfoggiare abiti firmati da Gianni VERSACE, indossati in molte occasioni pubbliche e televisive.

Nel 1986 a PARIGI, alla mostra Gianni Versace Obiettivo Moda - che illustra i risultati della collaborazione fra lo stilista e molti fotografi internazionali come Avedon, Newton, Penn, Weber, Barbieri, Gastel - il capo di Stato francese Jacques Chirac gli assegna l'onorificenza Grande Medaille de Vermeil de la Ville de Paris.

 

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VERSACE 80

 

VERSACE anni ‘80



Nel 1995 Versus - la linea giovane di casa Versace - esordisce a New York e finanzia la mostra d'alta moda del Metropolitan Museum of Art e quella dedicata alla carriera di Avedon. Gianni Versace collabora con Elton John per aiutare la fondazione di ricerca sull'AIDS del cantautore inglese.

Per le sue campagne pubblicitarie e le sue sfilate Gianni VERSACE ha sempre fatto uso dei più celebri fotografi (in particolar modo Richard Avedon, Bruce Weber, Herb Ritts, Doug Ordway e Steven Meisel) e delle modelle più in voga del momento, divenendo così il maggiore artefice del fenomeno delle TOP MODEL.

Per lui hanno sfilato e sono apparse nelle campagne pubblicitarie della maison Linda Evangelista, Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Yasmeen Ghauri, Christy Turlington, Stephanie Seymour, Cindy Crawford, Helena Christensen, Nadja Auermann, Carla Bruni e Karen Mulder.

Il sodalizio con fotografo Richard AVEDON è culminato nella pubblicazione di un volume con le immagini più belle delle campagne pubblicitarie di Versace.

Sempre legato al mondo della musica e amico di numerose rockstar, VERSACE ha utilizzato tre volte la cantante Madonna come testimonial delle sue campagne pubblicitarie (la prima volta fotografata da Steven Meisel, le successive da Mario Testino).

 

 

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La mattina del 15 luglio 1997 VERSACE venne assassinato con due colpi di pistola sugli scalini della propria abitazione a Miami Beach sparati da un pluriomicida della Miami gay suicidatosi pochi giorni dopo. 

< Con la morte di Versace l'Italia ed il mondo perdono lo stilista che

ha liberato la moda dal conformismo, regalandole la fantasia e la

creatività > Franco ZEFFIRELLI

Alla seconda commemorazione funebre in Italia nel Duomo di Milano presero parte, tra gli altri, la principessa Diana, Elton John, Sting e Naomi Campbell. Elton John e Sting cantarono insieme The Lord is my Shepherd durante la celebrazione.



ODE a Gianni VERSACE di Virginia Zullo 

L’impero glamour di VERSACE, fatto di stampe dorate, barocche e leopardate, continua a vivere sotto la direzione della sorella Donatella che è riuscita a mantenere una continuità con lo stile Versace.

Fa ancora tanto discutere la frase che Gianni VERSACE disse a Giorgio ARMANI :

< Tu vesti le donne di chiesa che vogliono essere eleganti, io vesto le prostitute >

Donatella VERSACE si è molto arrabbiata per queste parole riportate da ARMANI, stupidamente perché la signora Versace dovrebbe aver capito che lo stile inventato dal fratello era talmente unico, eccessivo, glamour, barocco e sfavillante che credo sia stata una fortuna che non sia piaciuto alle donne di chiesa … 

Quella di Gianni fu sicuramente una battuta ironica per distinguersi dallo stile Armani stupendo ma certamente serioso è un po’ dogmatico.

Gianni VERSACE nelle sue creazioni  fu ironico, coloratissimo, esuberante, sfarzoso, barocco, vitale, glamour fino all’eccesso, con i suoi bottoni dorati con incisa la testa di medusa, i colori fluo, i tubini strettissimi e drappeggiati, le stampe con motivi dorati delle chiese barocche, le stampe leopardate usate anche per i vestitini da bambina, gli spilloni a segnare scolli e drappeggi, l’uso di stringhe a segnare il  decolté, i colori sfavillanti . 

L’uso di pelle e borchie abbinati a chiffon, sete, e gonne di tulle , rivisitazioni modernissime di tagli alla DIOR, per non parlare di una capo indimenticabile :

il tubino lungo con la stampa della Marylin di Andy WARHOL con il corpetto ricoperto di strass. 

 

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Linda Evangelista indossa un iconico abito VERSACE per la copertina del libro di Richard Martin

 

VERSACE inventò uno stile unico e non sto qui ad elencare quanto sia stato copiato.

Le borchie di metallo applicate su scarpe e borse che hanno riportato alti i fatturati di un sofferente  VALENTINO, sono una diretta emanazione dello stile VERSACE, dimostrando che uno stile troppo monacale per quanto meraviglioso può annoiare e che la trasgressione di una borchia sulla pelle unita ad un etereo taglio alla Valentino può diventare un mix esplosivo.

Si pensi pure alle bellissime creazioni couture di Dolce&Gabbana anch’essi orgoglio del nostro MADE IN ITALY, non me ne vogliano i meravigliosi creativi se mi permetto di dire che il loro stile così sfavillante e barocco e il loro amore per le stampe bellissime e coloratissime - legate al meglio dell’Italia, basti pensare alle stoffe con le stampe delle ceramiche - hanno come padre Gianni VERSACE.

Potrei elencare anche quanti couturier  francesi hanno il loro debito creativo con Versace, da BALMAIN a Jean Paul GAUTIER, la lista è lunga. 

 

VERSACE tubino



Il classico tubino VERSACE con bottoni dorati e stringhe di pelle

Da questa maestria nel saper mixare sacro e profano, pizzo e pelle, borchie e seta, spilloni e magline aderentissime e finemente drappeggiate, è scaturito uno stile che ancora insegna e che, anche se non detto, è fonte d’ispirazione per molti creativi odierni.  

 


Gianni VERSACE inventò un modo di essere donna vitalissima, coloratissima, trasgressiva e capace di eccedere. Prostituta o suora, lui sognò la sua donna, diede corpo ad uno stile che ha ancora tanto da insegnare alle future generazioni di couturier. Troppo bravo, troppo amato (adorato dalle sue modelle Naomi, Linda Evangelista, Claudia Schiffer, Carla Bruni, che rese delle star), troppo sartoriale, troppo glamour, Versace fu veramente troppo di tutto. 

 

 

VERSACE 1

 

 

VERSACE 2

 

 

Quando fu ammazzato sulle scale della sua villa a Miami, splendido cinquantenne, era il più grande di tutti, anche più di ARMANI e VALENTINO, era lui il vero Re delle passerelle.

Forse che il suo genio fosse  scomodo ?, o forse semplicemente fu anche troppo amato nel privato da suscitare la follia? Non sappiamo di che delitto si trattò ma certo è stato un delitto alla storia della moda. 

 

MILANO FASHION WEEK 2017

VERSACE, la collezione tributo: in passerella le TOP MODEL degli anni ’90.

Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Helena Christensen, Carla Bruni hanno chiuso lo show Primavera/Estate 2018 di VERSACE durante la Milano Fashion Week. In passerella sfilano le icone e i simboli della Maison italiana nella collezione tributo disegnata da Donatella VERSACE in occasione dei 20 dalla morte del fratello Gianni.

< Questa è la celebrazione di un genio, di un icona, di mio fratello >

Donatella rende omaggio al lavoro del fratello andando a ripescare negli archivi stampe celebri come quella a motivi barocchi multicolor o in nero e oro, le farfalle, le immagini di Warhol e Madonne bizantine, gli indiani e i motivi marini, tutte degli anni Novanta.

Ci sono le stampe foulard e i disegni barocchi, la seta colorata, il rosa, il lilla e i colori primari accesi. C'è l'animalier, i gioielli con la medusa e le catene d'oro, le stampe "rubate" alla pop art, le giacche maschili con maxi bottoni gold, le spalline pronunciate e la pelle nera. Ci sono le copertine di Vogue e le croci con pietre colorate. Ci sono le greche, i dettagli dorati, gli spacchi sensuali.

 

 

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Ci sono le mitiche 5 TOP MODEL , tutte vestite di lamé dorato, tutte bellissime come vent'anni fa che hanno ricomposto, nell’immagine finale della sfilata, una celebre fotografia di Richard AVEDON.

 

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ARTE & MODA by Elio FIORUCCI

< L'ispirazione viene sempre dai luoghi in cui si rompe l'equilibrio >

 

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elio fiorucci grande moda italiana

 

 

L’arte e la moda sono da sempre un binomio inscindibile e simbiotico. Un rapporto d’amore che nasce con le Avanguardie del Novecento e va avanti fino ad oggi, nutrendosi a vicenda di stimoli e innovazioni.

Definire Elio FIORUCCI solo uno stilista è limitante: per tutta la sua carriera ha ricercato, sperimentato, comunicato con grande immediatezza e uno spirito da rabdomante. Ma chi era questo milanese doc che ha segnato la MODA – tra successi e momenti difficili dal punto di vista finanziario - dalla fine degli Anni 60 in poi?

Elio FIORUCCI nasce nel 1935 in una famiglia di commercianti e comincia subito a lavorare con il padre nel negozio di scarpe di famiglia.

Sono gli anni della Swinging London e il giovane Elio in viaggio a LONDRA nel 1965 – dove le strade sono tutte un fermento, spopolano le boutique di Biba e Mary Quant, gli artisti affollano Chelsea, le ragazze fumano e indossano le minigonne, i ragazzi sono belli e sfacciati, passeggiano per Carnaby Street, comprano ai mercatini - capta l’importanza che la moda anglosassone stava assumendo, e non resiste alla British Invasion che investe anche la MODA.

MILANO invece era ancora una città industriale: la moda è ancora impomatata, “vecchiotta”, tutta couture seria, rigorosa e classica, da sbadiglio. Le grandi case di moda sarebbero nate solo nel giro di qualche anno.

Quando rientra in Italia, Elio ha solo un'idea in testa: portare a casa quella stessa rivoluzione stilistica e culturale che ha visto sulle strade di Londra e nel negozio dell'amica Barbara Hulanicki, Biba.

Nel 1967 apre il suo primo negozio in Galleria Passarella a MILANO : un luogo in cui si trovavano capi d’abbigliamento meravigliosi, mai visti prima, esotici, provenienti direttamente da Londra, ma anche oggetti d'arredamento, arte informale, gadget e libri. In poche parole, l'antesignano del concept store.

< Vendiamo cose piccole, piccoli oggetti ma pieni di sentimento >

dirà Elio.

Non è solo l’inizio di un brand che riscriverà le regole della moda, ma è anche il primo vero contatto di Elio con l’ARTE.

Il design del suo primo negozio Elio lo affida a Amalia Del Ponte, non un architetto ma una giovane artista, designer e scultrice che indaga i rapporti fra scultura, musica e nuove tecnologie, lavorando con vari materiali tra cui la plastica.

Sarà la prima di una lunghissima serie di collaborazioni e sinergie intellettuali con artisti da altri campi che non siano la moda, come Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Michele De Lucchi. Fiorucci è curioso di tutto, come un bambino di fronte alle cose nuove, e forse sarà proprio questa la chiave del suo successo.

L'inaugurazione dello store Fiorucci è il 31 maggio del 1967, ed è un vero e proprio party come se ne vedrebbero oggi; c'è perfino Celentano,che arriva alla festa in Cadillac.



La produzione vera e propria comincerà nel 1970: si tratta di abiti per il tempo libero e di jeans in particolare, con il celebre LOGO disegnato da Italo LUPI :

due angioletti vittoriani, paffuti, boccolosi e con vistosi occhiali da sole, perché Elio FIORUCCI seguiva il brit style, appunto.

 

FIORUCCI logo LUPI



L’ispirazione raffaellesca è abbastanza chiara ma non così vistosa eppure l’identificazione è stata pressoché totale, sovrascrivendo la paternità di Lupi.

Tutti hanno desiderato e in qualche modo avuto la semplicissima t-shirt con gli angeli di Raffaello che non sono di Raffaello.



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I CHERUBINI della Madonna Sistina di RAFFAELLO        



Nel 1974 arrivò il secondo negozio a MILANO in via Torino: tre piani un po’ kitsch in cui era possibile acquistare di tutto.

A un certo punto Elio introduce nello store anche un ristorante: si servono hamburger e patatine dal Regno Unito su stoviglie Richard Ginori, vengono a cena e a bere artisti, intellettuali, modelle. Fiorucci è l'appuntamento dopo il teatro, chiude a tarda notte e vi si riversano vip, celebrità e personaggi alla moda da fare invidia ai club più in vista.

 

 

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Fiorucci nel suo negozio a piazza San Babila, Milano, 1974

 

 

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Modelle indossano Fiorucci a Milano, 1974

 

 

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Nel frattempo, Elio assorbe idee come una spugna, in particolare, come la prima volta a Londra, dai suoi viaggi.
Manda il suo team in giro per tutto il mondo, alla ricerca di ispirazioni: sono i precursori del “cool hunting”, dove tutto ruota intorno a una ricerca internazionale e minuziosa di dettagli, materiali, manifatture, fantasie da rendere fruibili, da rendere moda.


Proprio durante una vacanza a Ibiza, Elio vede delle ragazze fare il bagno in mare con i jeans addosso: il jeans è ancora disegnato solo per gli uomini, e normalmente sulle ragazze fa un effetto un po' rigido, infagottato; ma da bagnato segue le forme femminili come una carezza, aderisce alle cosce e al lato B con una sensualità nuova, voluttuosa.

Da qui, l'idea: creare un modello di jeans che sia pensato per le donne,

per esaltare il loro corpo e non nasconderlo o ingoffirlo.

Elio è un uomo che ama le donne, e come tale guarda al loro corpo con desiderio. Per questo è in grado di riconoscere e comunicare la sensualità, senza mai scadere nella volgarità ma anzi con rispetto e ammirazione, con la leggerezza dell'ironia.
La convinzione: non prendersi sul serio è sexy. Nasce così il jeans “da donna”, quello attillato che portano oggi bellezze famose e non in tutto il mondo.
 



A quel punto FIORUCCI produceva già vestiti e jeans, come i mitici Buffalo,

aderenti e elasticizzati.

 

BUFFALO jordan Toscani fiorucci-jeans



Donna Jordan in 'Buffalo 70' advertising campaign. Photograph by Oliviero Toscani, 1973. From The Fashion Book

 

 

FIORUCCI jeans Oliviero TOSCANI 1974

Oliviero Toscani - campagna pubblicitaria anno 1974



Negli anni Settanta i vestiti di FIORUCCI erano uno status

symbol : giovani, sexy, anticonformisti. Mescolavano

denim e plastica, oro spalmato e fantasie colorate.

Tutti volevano un capo con i due angioletti simbolo del marchio, ma i negozi Fiorucci non vendevano solo vestiti: erano il set di performance artistiche e happening.

 

fiorucci modelle

 




BE YOURSELF  -  SII TE STESSO      FIORUCCI fenicottero

 

 

Elio FIORUCCI, lo stilista pop amato da Andy Warhol e Bianca Jagger

 

 

Nel 1975 fu aperto il negozio di LONDRA.

FIORUCCI aprì le porte della sua mega boutique di NEW YORK, disegnata da Ettore Sottsass nel 1976, che diventò velocemente il negozio da visitare assolutamente in città, anche tra i navigati cittadini della Grande Mela.

Andy Warhol, nei suoi diari, racconta di essere rimasto colpito dal negozio di FIORUCCI : < È tutto quello che ho sempre voluto, tutto in plastica >

FIORUCCI credeva davvero nello straordinario potere della PLASTICA :

< La plastica è l'invenzione più importante per l'umanità …

Ha cambiato le nostre vite. È bella, tattile e utile >

Da Fiorucci uno dei commessi è il fratello di Madonna, allora ancora pressoché sconosciuta, e che continuerà a frequentare i party selvaggi dello store per molto tempo; da Fiorucci lo scrittore Truman Capote autografa i suoi libri, Jackie Onassis beve il caffè.

FIORUCCI nel 1977 diede una mano a organizzare l'evento in un ristorante stellato per l'inaugurazione dell'oggi iconico Studio 54 - la leggendaria discoteca newyorkese.

E quando il movimento disco incontrò il mainstream, i clubber iniziarono a riversarsi in massa nel punto vendita Fiorucci. L'energia di quel luogo di culto è così potente, positiva e pazzamente scoppiettante da venire definito come un “daytime Studio 54”, lo Studio 54 per il giorno.



FIORUCCI ospitò gli habitué dello Studio 54 Andy Warhol e Truman Capote (lo scrittore di "Colazione da Tiffany") per un firmacopie del numero curato da Warhol di Interview Magazine.

Un'intera generazione voleva indossare i suoi celebri jeans, incluse due clienti abituali dei suoi negozi statunitensi – la cantante Grace Jones e Bianca Jagger – che diventarono le migliori testimonial dei suoi pantaloni fascianti.

 

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Nel 1978 FIORUCCI fu il primo marchio di moda a lanciare e firmare una linea personale di occhiali e poco dopo a creare il primo paio di Jeans stretch.


Lo storico negozio di FIORUCCI in San Babila a MILANO era frequentato dai giovani amanti della moda fin dagli anni Settanta. Nel 1983 Elio convinse l'artista Keith Haring a dipingere le pareti del negozio.

 

 

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FIORUCCI aiutò Madonna ad arrivare al successo, invitandola nel 1983—quando ancora non era una pop star di fama mondiale - a esibirsi durante il party organizzato per celebrare i 15 anni di Fiorucci presso lo Studio 54.



L’ultimo episodio della serie tv MADE IN ITALY è dedicato a Elio FIORUCCI e al leggendario negozio di New York, “lo Studio 54 diurno” .


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Epoca Fiorucci - la mostra 2018 allestita nei saloni della Galleria Internazionale d'Arte Moderna a Ca' Pesaro – VENEZIA - dedicata alla creatività dello stilista e alle sue sinergie con il mondo dell'arte e della cultura.

L'esposizione, attraverso un "caos ordinato", offre uno spaccato della vasta produzione con logo "Fiorucci", da abiti, oggetti, manifesti, documentazione di eventi e tanto altro. E' come entrare in un negozio, in uno "store" con le insegne luminose e con i due angioletti, ed essere rapiti dallo spirito del tempo, di un'epoca. 

 

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< Elio FIORUCCI considerò la moda come "una filosofia di vita", una "espressione dello spirito del tempo", di un'epoca in "totale subbuglio" che in Italia vive il desiderio del nuovo, di "attimi di gioia", sull'onda lunga delle tentazioni che arrivano dalla terra dei Beatles, e nel contempo sente il peso delle lotte di classe, dei "conflitti" generazionali e il dramma degli anni bui delle stragi e del terrorismo. Il genio creativo di un "anticipatore di stili", di un creatore di spazi di incontri della moda con altre discipline, come l'architettura o le arti visive, e il suo essere rappresentazione di un "mondo nuovo" che attraversò gli anni '70-80 > dice Gabriella Belli, direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia.

Dopo l'esposizione dedicata alla "rivoluzionaria" Coco CHANEL, divenuta poi musa ispiratrice dell'alta moda, gli spazi di Ca' Pesaro stavolta si aprono alla "moda democratica" di FIORUCCI, di un creativo che ha saputo essere punto di riferimento per alcuni decenni in nome di un mix che univa colori, immagini e trasgressione.

Sono gli anni delle rivendicazioni per la parità dei diritti, per l'autodeterminazione; sono gli anni che sdoganano il nudo, delle pubblicità che diventano icone, con Oliviero Toscani in prima fila. "Liberi tutti" era il moto di Fiorucci e nel segno della piena libertà, per avere un "contributo creativo", anche i suoi incontri con designer, artisti, come Basquiat, Warhol o Haring, ed architetti, come Sottsass, Mendini, Branzi o De Lucchi.

E' stato il primo "stilista" a livello internazionale ad affidare a queste diverse realtà "la rappresentazione e la comunicazione dei suoi capi e accessori d'abbigliamento, intesi come estensione delle persone e della loro identità".

< FIORUCCI è stato una sorta di Marcel DUCHAMP non solo delle moda ma, si potrebbe dire, nel modo di disegnare le cose, gli spazi, le relazioni tra oggetto e la persona > ha rilevato Aldo Colonetti.

 

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UNIVERSO FIORUCCI


Un universo caotico, super divertente, che sa prendersi in giro, dentro il quale ruotano clienti con personalità interessanti, artisti audaci, it-girl stupende e stilose, intellettuali open-minded, che indossano questa moda fatta di minigonne, bikini, galosce multicolor, jeans attillati, t-shirt folli, manette di pelo rosa.


Ma sono allegria e caos gentili quelli di Fiorucci, mai volutamente provocatori o sguaiati. Fiorucci esprime bontà d'animo e ironia, come fa il suo logo storico con i due angioletti vittoriani stretti dietro al nome del marchio.
Come dire: impariamo a prenderci in giro, a essere noi stessi, ma facciamolo con gentilezza e leggerezza. Non c'è niente di più liberatorio.
 



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