"MADE IN ITALY" è una fiction che racconta il giornalismo di MODA e la nascita del prêt-à-porter italiano degli anni Settanta includendo i personaggi che hanno portato in alto la bandiera del Made in Italy.

Un'epoca lontana, ma vicina, che ha inevitabilmente influenzato anche quel

FASHION WORLD che noi tutti ben conosciamo.

 
C'era una volta ARMANI, FERRE’, KRIZIA e MOSCHINO che muovevano i primi passi, grandi giornaliste, signore della moda, dal look impeccabile, passione e severità, industriali italiani che creavano sogni di stoffa e un mondo in fermento e continuo cambiamento. 



"MADE IN ITALY" ha un arduo compito: raccontare la MODA ai suoi albori, e lo fa con costumi originali dell’epoca grazie alle grandi firme della moda che hanno aperto i loro archivi offrendo per le riprese preziosi ABITI e ACCESSORI.


Lode alle costumiste che hanno saputo rendere gli anni 70 con una precisione stilistica impressionante, alla regia (Luca Lucini e Ago Panini) che ha saputo vedere le varie location con occhio "antico" e ricreare una rivista di moda nei dettagli e a Giovanni GASTEL, consulente d'eccezione per tutte le scene legate alla fotografia, che ha reso credibile il suo mondo.


L'obiettivo, raggiunto, è far sognare lo spettatore che si vede proiettato in un momento storico importante per l'Italia e per la MODA soprattutto. Tramite gli occhi della bella Irene (Greta Ferro), una sorta di Cenerentola, del suo capo Rita Pasini ( Margherita Buy) e di una serie di personaggi - colleghe, fotografi, grafici e industriali, che ruotano attorno alla redazione di “Appeal” - sembra di tornare agli anni d'oro del FASHION SYSTEM




Non solo FASHION DESIGNER ma anche FOTOGRAFI di fama modiale

come Richard AVEDON interpretato da Wayne Maser e il suo fotomodello Flavio, recitato da Saul Nanni. 

Non solo il cast ma anche le location restituiscono lo scenario italiano con precisione: Villa Necchi diventa la casa di Walter ALBINI, La Triennale sede delle sfilate di KRIZIA, il lago di Como sfondo di un amore "proibito". 

MADE IN ITALY, oltre a Milano che rappresenta il set principale, è stata girata anche a New York e in Marocco.



ABITI   ACCESSORI   DEFILE’   GLAMOUR  



Il secondo appuntamento televisivo su Canale 5 mette in onda

Ottavio e Rosita MISSONI e Raffaella CURIEL.

 

Irene incontra Ottavio e Rosita MISSONI, interpretati da Claudia Pandolfi ed Enrico Lo Verso, nella sede della maison a Sumirago, in provincia di Varese.

 

 

MISSONI pandolfi-lo-verso-made-in-italy

 

Con la loro creatività I MISSONI hanno dato vita ad intuizioni che hanno segnato i tempi, dalla prima sfilata happening del 1968 alla piscina Solari di Milano al patchwork, fino al recente concetto di zigzagging.

MADE IN ITALY 2021 rende così omaggio ad Ottavio nel centenario della nascita.

 

Ottavio MISSONI (Ragusa di Dalmazia, 11 febbraio1921Sumirago, 9 maggio2013) è stato uno stilista, ostacolista e velocista italiano.

Nella propria carriera sportiva ha collezionato sette titoli nazionali assoluti di atletica leggera e una partecipazione ai Giochi olimpici nel 1948, oltre a diversi campionati nazionali nella categoria master.

Con sua moglie, Rosita JELMINI, aveva aperto un piccolo laboratorio di maglieria a Gallarate. E dai  capi in lana si è arrivati all’inconfondibile stampa zig zag.

 

MISSONI Ottavio Rosita

 

 

 

Dalla CASA DI MODA MISSONI fondata nel 1953, si è arrivati alla

prima collezione presentata a Milano nel 1958.

 

 

 

                         MISSONI righe 1958

 

Un'illustrazione di Brunetta per la collezione p/e 1958 di "Milano - Simpathy", il primo nome scelto dai Missoni per la loro collezione

Il lurex: tessuto di luce tra scandalo e sensualità


Nel 1960 gli abiti MISSONI iniziano ad apparire sulle riviste di moda.

Nel 1962 Ottavio e sua moglie incominciano ad utilizzare la macchina da cucito Rachel, nata per la lavorazione degli scialli, per la creazione di vestiti che risultano colorati e leggeri. Questa innovazione decreta il successo commerciale della linea.

Anna PIAGGI, la famosa giornalista di moda con indiscusse doti di talent-scout, nota le creazioni di Ottavio e Rosita MISSONI. Le seguirà con crescente interesse, stagione dopo stagione.

Nel 1966 ha luogo la prima sfilata al Teatro Gerolamo di Milano: è un grande successo.

Un anno dopo in aprile, Ottavio e Rosita sono presenti per la prima volta a Palazzo Pitti a Firenze. Rosita, poco prima che le modelle escano in passerella, si accorge che non indossano biancheria del colore adatto e gliela fa togliere. Sotto i riflettori, i capi in maglia diventano trasparenti. Tuttavia, l'idea non viene compresa e l'anno successivo, proprio mentre Yves Saint Laurent a Parigi sta lanciando il suo celebre nude look, i Missoni non vengono più invitati al Pitti.

Presentano la loro collezione alla Piscina Solari di Milano, con una memorabile sfilata acquatica.

 

MISSONI piscina Solari

 



Nello stesso anno portano le loro creazioni a Parigi e anche lì ottengono successo.

 

 

MISSONI 1968                 MISSONI 1968

 

Nell'aprile 1969 la rivista statunitense Woman's Wear Daily dedica a MISSONI la pagina di apertura, e l'anno successivo i magazzini Bloomingdale's di New York aprono una boutique MISSONI all'interno del loro grande edificio. È la prima negli Stati Uniti.

 

MISSONI anni 70 riga zig zag            MISSONI  1970

 



OTTAVIO se ne va nell’anno in cui la Maison compie 60 anni,

lasciando una traccia indelebile e unica nel Made in Italy.

Il pattern zigzaging è  sinonimo di Missoni, è qualcosa di più

di un tema: è una storia di vita e stile.

E si fonde con la storia dell’Ottavio detto “Tai” lo sportivo Missoni, colui che disegnò, naturalmente, la tuta “Venjulia“,  adottata dal team italiano durante le Olimpiadi di Londra del 1948. E con quella di Ottavio capostipite di una famiglia unita, di creativi.

Incredibile Ottavio, che diceva di non indossare capi firmati, che affermava che la moda promuoveva il cattivo gusto. Che il suo zig zag per le maglie di cotone e lana era  nato casualmente, perché i macchinari che aveva non sapevano far altro che righe. Ottavio si prendeva solo il merito o, piuttosto, la fortuna di aver trovato la combinazione giusta.

 

 

MISSONI zig zag

 

 

 

ROSITA, ricorda quando ha iniziato ad avere una percezione della

moda in senso ampio? 


< Nell'azienda di mio padre c'erano magazine di tutto il mondo, li ritagliavo da bambina. Perciò avevo un'idea della moda negli anni '30, che è quella che amo più di tutte. Mi era entrata in testa. Appena ne ho avuto la possibilità ho cercato di dare vita a dei capi che fosse semplici ma attuali, e in cui il colore fosse l'elemento principale.

Abbiamo iniziato a fare abiti a righe perché era il modo più

semplice per renderli molto colorati >

 

MISSONI campagna-pubblicitaria-2009


Campagna pubblicitaria 2009




MissoniHome : la prima linea di CARTE DA PARATI Wallcoverings01

by Rosita Missoni in collaborazione con JANNELLI & VOLPI.

“Take it Easy” - un’installazione immersiva tutta a colori con le stampe di una celebre maglia rigata multicolors ideata da Ottavio Missoni nel 1969 !!
The Missoni Times : THE DESIGN ISSUE


MILANO FUORISALONE 2017

MISSONI 149       MISSONI 150

 

 

MISSONI 152

 


L'inconfondibile stampa a zig-zag dai colori vivaci ricopre le pareti su scala macro diffondendo l'immagine della maglia per tutta la sala in un motivo continuo, infinito. L'intero pavimento dello showroom è rivestito con un lamierino argentato a specchio che riflette questa dirompente fantasia a 360 gradi.

<Si ha la sensazione di essere avvolti e catturati nel profondo della maglia>

ha detto Angela MISSONI descrivendo questa esperienza.

 



MADE IN ITALY : Nicoletta Romanoff è Raffaella CURIEL


CURIEL Nicoletta-Romanoff-made-in-italy

 

 

Raffaella CURIEL, pseudonimo di Raffaella BETTINELLI, ha ereditato il mestiere dalla madre Gigliola, che vestiva le signore milanesi per la Prima della Scala.

Ha seguito anche la scuola francese di Pierre Balmain. È attiva nel campo della moda dagli anni settanta.

Nel 1992 CURIEL ha aperto uno showroom a New York e dal 1996 è presente anche in Giappone.

Dal 1993 la stilista lombarda, classe 1943, è affiancata nell'attività dalla figlia, anch'essa di nome Gigliola.



CURIEL Raffaella Gigliola intervista

 

 

Per i suoi abiti ispirati all'arte e alla letteratura si è guadagnata il soprannome di

"intellettuale della moda": Lella CURIEL è una delle grandi signore

dell'eleganza milanese che hanno contribuito alla nascita del sistema moda negli

anni Settanta, insieme ai Missoni, Ferré e Armani.



Raffaella CURIEL, "un'eleganza sofisticata nel segno di Klimt"

18 settembre 2018 : defilé di ALTA MODA come anteprima alle collezioni di pret-à-porter di Milano Moda Donna .

 

< La location del defilé di stasera è davvero speciale. Ce la racconta? >

< Più che speciale direi unica … è la Casa degli Atellani, dimora voluta nel Quattrocento dal Signore di Milano Ludovico il Moro, in Corso Magenta, una residenza dal grande fascino dove c’è anche la celebre Vigna di Leonardo, perché il da Vinci ha vissuto anche lui lì. È di proprietà dei nostri parenti Castellini, per questo abbiamo questo privilegio. Tutti i miei invitati potranno poi ammirare anche il restauro che nel 1922 fece di questa dimora l’architetto Piero Portaluppi. Tra gli ospiti un parterre de roi di grande borghesia, politica e intellighenzia >

La collezione haute couture autunno inverno 2018- 2019 diventa un viaggio onirico, che miscela sinuosi segni d’arte e asciutte grafiche di patterns.



CURIEL Haute-Couture-autunno-inverno-2018-2019

 

 

                         CURIEL bordo

 


Abito longuette di jersey e chiffon color prunga con scialle chiffon prugna bordato di struzzo



Abito chiffon plissé acqua, turchese e lapislazzuli. Mantello georgette turchese e bronzo

Abito da sposa in tulle ricamato con bordure cigno e visone


 

CURIEL turchese       CURIEL sposa

 

 

CURIEL arancio       CURIEL bluette

 

 
Abito chiffon arancio drapé, giacca broccato con occhi ellittici bordati oro

Abito ricamato bluette e verde. Mantello velluto stampato verde, oro e bluette reversibile





«La moda italiana è nata proprio così» - TV Sorrisi e Canzoni

Nel cast, l’attrice Nicoletta Romanoff è Raffaella CURIEL, chioma leonina di capelli biondi, storica disegnatrice di abiti e tailleur dai dettagli preziosi per clienti come Hillary Clinton e Margaret Thatcher. Proprio con “Lella”, come è chiamata la stilista, parliamo in questa intervista della nascita del Made in Italy e della fiction di Canale 5.

La serie è ambientata a fine Anni 70, a Milano. Come è iniziata la rivoluzione italiana della moda?
«Milano era città di grande cultura: dovunque si andasse tra il quartiere di Brera e il centro storico si incrociavano persone come il registra teatrale Giorgio Strehler, il poeta Eugenio Montale e il giornalista Indro Montanelli. In questo spirito abbiamo iniziato. Abbiamo fatto grandi sacrifici ma senza accorgercene, la mentalità era di lavorare sempre, un po’ per amore un po’ per dovere, con allegria».


Il mondo della moda è raffigurato libero e pieno di creatività. Era veramente così?
«Ogni mattina arrivava a Milano il giornale quotidiano “Wwd” che si occupava solo di moda. Proponeva i lavori di tutti gli stilisti americani e noi creativi, ognuno con il proprio stile, ci abbiamo provato. E siamo cresciuti».


Nella serie, Walter Albini (l’attore Gaetano Bruno) è presentato come il capostipite tra gli stilisti. Apre spacchi nelle gonne, toglie colletti rigidi, aggiunge bijoux.
«Lui lo fu davvero, il primo. Era il più grande. Raramente ho conosciuto persone così amabili, di tale sensibilità, dolcezza e intelligenza. Walter era una fucina di idee e aveva un cuore unico».


Avete dato inizio alla storia della moda, come si racconta nella fiction?
«Non sapevamo che stessimo facendo una cosa nuova e rivoluzionaria. Ci vedevamo, ci scambiavamo pareri, ci invitavamo reciprocamente alle sfilate. Eravamo tutti molto uniti, era un’epoca di novità, piena di entusiasmo. Io ero figlia d’arte, visto che mia madre, Gigliola Curiel, faceva altissima sartoria. Lei è mancata nel 1969 e io l’anno successivo ho iniziato in due piccole stanze in centro, in via Matteotti: c’era spazio anche per me, come per tutti coloro che amavano questo lavoro e lo sapevano fare».


Dove abitava?
«In via Gesù (poco distante, ndr) al civico 6, dove ora c’è un grande albergo. Gianni viveva al 12».


Per Gianni... intende Versace?
«Sì, proprio lui».


Ci racconti, nella serie si vede l’animo gentile di questo giovane stilista.
«Gianni era proprio così: adorabile, buono, creativo, un po’ introverso. Giorgio invece...».


Armani?
«Sì, Armani era geniale: inventò la giacca destrutturata nel 1975, con la sua prima sfilata (a lui è dedicata un’intera puntata, ndr). Sicuramente contribuì a cambiare la storia della moda e alleggerì il corpo della donna togliendo imbottiture, fodere e spostando i bottoni. Ma non si vedeva mai, viveva ritirato».


Era l’unico introverso?
«Anche Gianfranco Ferré non era di tante parole. Io l’ho conosciuto all’inizio della sua carriera, quando faceva cinture con bellissime fibbie».


Infatti così è raccontato nella serie, tra le sue cinture e bijoux geometrici.
«Prendevamo tutti ispirazione da ogni possibile ambito: c’era l’arte, la cultura. Vivendo tra pittori e scultori, venivano idee. Ah, quasi dimenticavo, c’erano anche i Missoni...».


A Rosita e Ottavio Missoni è dedicata una bella parte del racconto.
«Loro sono sempre stati adorabili. Creavano vestiti usando sapientemente la maglia e combinando tantissimi colori in un modo che solo loro sapevano fare».


La prima puntata inizia alla Triennale di Milano, che ora è un bellissimo museo. Qui sfila Krizia ed è il 1974. Stupisce tutti con maglie con tigri stampate, bustini di cuoio e altri di paglia.
«Krizia era bravissima, con un caratteraccio eh, ma bravissima. A quell’epoca si sfilava dove si voleva, ogni palazzo magnifico della città era una possibile scelta».


Nella serie c’è anche Elio Fiorucci, che a New York inaugura il suo negozio in cui vende jeans aderenti e magliette con gli angioletti.
«Lui captava le novità come se avesse delle antenne speciali. Produceva poco, soprattutto comprava e vendeva nel suo negozio di Milano in piazza San Babila sempre pieno di gente. Era simpatico e soprattutto buono».


Sa che nella serie c’è anche lei, signora Curiel, vero? La giovane giornalista Irene Mastrangelo fa un viaggio in Marocco per fotografare lì una collezione di abiti in stile etnico disegnata da lei.
«Sì, ho visto solo quel frammento. Anche se ho lanciato per prima la modella Afef Jnifen con la sua bellezza “esotica” per i tempi, le vicende che mi riguardano sono frutto di fantasia».


A me ha colpito una cosa di quando si parla di lei: viene descritta come “sostenitrice delle donne”.
«Sono una battagliera, sì. Parlando di moda, come diceva Valentino: “È importante che una donna abbia rispetto di se stessa per diventare più forte”. Credo che il ruolo dello stilista sia quello di percepire che cosa ogni cliente voglia o non voglia essere, che cosa desideri comunicare anche solo con un abito».


Alla fine, pensa di guardarla per intero, la serie “Made in Italy”?
«A questo punto sì, la guarderò sicuramente!».

 
 
 
Rif. articolo non solo MADE IN ITALY nella sez. Textile Art
 
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