Basta un fiore Wanda Osiris

 

Basta un FIORE di Ravasini - Morbelli, 1940. Canta Wanda Osiris, la Divina, la prima vera soubrette italiana.



PRIMAVERA BAROCCA - INFIORATA di NOTO – 45° edizione 2024 “Omaggio a Giacomo Puccini nel suo Centenario”

 

                       NOTO-infiorata 2024 Puccini           





INFIORATA del CORPUS DOMINI a SPELLO

 

 

Spello infiorate

 



INFIORATA di GENZANO. Mauro Biani artista ospite della 246a edizione 2024

 

Genzano Infiorata

 



Romagna mia, Romagna in fiore … compie 70 anni il celebre brano

di Secondo Casadei



A me basta un fiore … un tulipano, una rosa, una margherita

cantano Orietta Berti e Fiorello in Una vespa in due

 

 

berti-fiorello-una-vespa-in-due



LA LEGGENDA DEI TULIPANI. Dalla Turchia all’Olanda

C’era una volta un fiore che dalle montagne del Kazakistan raggiunse la Persia fino ad arrivare in Turchia…

Il Tulipano, rosso, giallo, rosa, arancione, il fiore dalle mille tonalità che riempie i prati e le campagne olandesi di profumi e di colori sgargianti, ha in realtà origini nell’Impero Ottomano e in particolare nell’attuale Turchia. Tra il 1718-1730 durante il regno del sultano Ahmed III, giunse in Anatolia dalla dinastia dei Selciuchi, che non hanno solo piantato i bulbi di questo romantico e mistico fiore ma hanno cominciato ad ornare le moschee, le pietre tombali usandolo persino nella pittura. 

 

Questo periodo, denominato ERA del TULIPANO, è conosciuto come l’era della pace e del godimento in cui i tulipani facevano parte della vita quotidiana, decorando gli abiti e i mobili dei palazzi nobili, i tappeti e le ceramiche, e i sultani amavano vederli fiorire lungo le aiuole dei loro harem e delle loro residenze. Tra i sultani che hanno amato di più questo simbolico fiore sono da ricordare Fatih Sultan Mehmet il Conquistatore, Suleyman il Magnifico che volle che venisse coltivato ovunque in numerose varietà.

I tulipani erano utilizzati nelle arti applicate, nel folclore e nella vita quotidiana, riprodotto nei tessuti e nei ricami realizzati a mano, sui tappeti, sulle maioliche e nelle miniature erano riportati disegni o figure di questo fiore, così come i grandi giardini di tulipani intorno al Corno d’Oro attraevano gente dell’alta società. 

 

                           Tulipani seta

 



Manifattura ottomana, Turchia. Seta. Seconda metà del sec. XVI. Il motivo è formato da file di tulipani stilizzati, con i due petali esterni d’oro e i quattro interni d’argento. Gambo e pistillo fantasiosi denaturalizzano ulteriormente il disegno.

Caftano di seta rossa con applicazioni in oro: tulipani e simboli lunari. Circa 1600




Tulipani ceramica

Ceramica di Iznik. XVI sec. Palazzo Topkapi, Istanbul.

Ceramica di Iznik, XVI sec. Moschea di Rustem Pasha, Istanbul. In questa moschea sono rappresentate 41 diverse specie di tulipani.




Il nome botanico del tulipano è Tulipa, in turco “tülbend”, il cui significato è turbante o copricapo per la particolare forma che il fiore presenta.

 

Il tulipano è anche considerato simbolo di amore e mal d’amore come racconta la più antica leggenda persiana che narra la delusione tra i giovani innamorati Shirin e Ferhad.


Un giorno Shirin decise di partire in cerca di fortuna e non tornò più, così la bella Ferhad nella speranza di rivederlo e colta dalla disperazione, si avventurò nel deserto; mentre vagava cadde su pietre affilate che la ferirono a morte.

Consapevole che non avrebbe mai più rivisto il suo Shirin,  Ferhad iniziò a piangere … le lacrime cadendo si mescolarono al suo sangue e goccia dopo goccia penetrarono nel terreno trasformandosi in bellissimi fiori rossi: i tulipani.


I TULIPANI sono citati anche ne Le mille e una notte  dove  si narra che il sultano lasciasse cadere uno di questi fiori ai piedi della prescelta tra le donne dell’harem, mentre in altri racconti più moderni il tulipano rappresenta il fiore che le odalische lanciavano fuori dai giardini dell’harem in onore ai loro amori perduti.


Un’altra storia racconta invece di un giovane contadino olandese che scoprì dei tulipani dentro la cui corolla si nascondevano piccolissime fate, innamorandosi di una di queste che, ignara dell’umano sentimento, non seppe mai ricambiare. L’amore non corrisposto fece ammalare il giovane, tanto da portarlo alla morte e da quel momento la fata in suo onore ricoprì gli immensi campi di tulipani. 


Liberamente tratto dal testo di Germana Girelli




IL GIARDINO delle ROSE - La Venaria Reale

Un ambiente unico, immerso nella natura del Parco Alto dei Giardini, da dove è possibile ammirare tutto il sorprendente complesso architettonico della Reggia.

 

giardino rose VENARIA

 

In uno dei due quadrati del “Giardino Inglese” progettato da Filippo Juvarra con parterres erbosi e ininterrotto sviluppo di pergole sono state posizionate strutture di foggia moderna che sostengono una varietà storica di rosai rampicanti Alberich Barbier, che presentano una sola fioritura annuale.

Le rose rifiorenti a cespuglio Marie Pavie e le rampicanti, presentano il loro massimo momento di fioritura a seconda dell’andamento stagionale, nel mese di maggio.

 



LA ROSA DI DAMASCO. Dalla Siria a Torino

Giardini dei Musei Reali

Una mostra fotografica, un’installazione artistica e un programma di eventi per promuovere il patrimonio culturale siriano attraverso la conoscenza della secolare coltivazione e trasformazione del fiore, Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO. Evento 2023

Delicata, ma non fragile, apprezzata in tutto il mondo per il profumo, le proprietà officinali e l’utilizzo come spezia, la Rosa damascena è stata evocata in fonti letterarie come Le mille e una notte e lodata da poeti come Shakespeare e Nizar Qabbani.

Per secoli i contadini siriani hanno tramandato di generazione in generazione le conoscenze e le abilità di coltivazione e lavorazione del fiore. In tempi moderni, la coltivazione della Rosa si è sviluppata nella piccola città di Al-Mrah, sulla catena montuosa del Qalamoun orientale, in un’area che si estende nella campagna a nord di Damasco.

Alla fine del 2019, l’UNESCO ha iscritto nella Lista del Patrimonio Immateriale dell’Umanità le pratiche e i mestieri legati alla Rosa di Damasco nel villaggio di Al-Mrah.

 

ROSA DAMASCO Giardini Reali TORINO IMG-20230930-WA0007

 

Floral Tapestry of Craftsmanship – artigianato e arte  Ph. Mauro Dragoni

L’installazione esposta nei pressi del Bastion Verde rende omaggio alle attività artigianali che hanno prosperato in Siria per secoli e celebra la maestria e la bellezza delle pratiche artistiche.

Ogni petalo della grande Rosa di Damasco è composto da vari materiali come vetro, ceramica e madreperla e realizzato con lavorazioni tradizionali come il rame inciso, la paglia intrecciata e il tessuto broccato. Nella cultura siriana, la Rosa damascena rappresenta la bellezza e l’interconnessione di forme d’arte diverse: ingigantendone le dimensioni e diventando scultura, l’installazione invita il pubblico ad apprezzare i dettagli intricati e le caratteristiche uniche di ogni petalo, che rappresentano l’individualità e la creatività siriane. Per enfatizzare ulteriormente l’attenzione sulla bellezza dei particolari, gli autori dell’opera hanno scelto di rimanere anonimi, celebrando così le abilità collettive.



Il Bastion Verde è una delle opere monumentali più significative e nodali del complesso interno ai Giardini Reali.

Sul punto in cui il profilo delle mura cinquecentesche si piega a formare il baluardo fortificato, sorge infatti il piccolo padiglione dal caratteristico tetto spiovente alla francese eretto alla fine del XVI secolo dall’architetto Ascanio Vitozzi e ampliato a partire dal 1675.

L’edificio, detto anche Garittone, nacque con la funzione difensiva di fornire un punto di osservazione verso il territorio oltre le mura. Tuttavia, per la sua posizione panoramica valorizzata dalla loggia aperta verso la pianura dove si estendeva il Regio Parco, fu anche utilizzato come belvedere, molto apprezzato dalle principesse. In questa zona del giardino trovavano inoltre spazio l’educazione e l’intrattenimento dei piccoli principi, con aree dedicate al gioco del pallone, alle discipline militari e alle esercitazioni a cavallo.



MARGHERITINE di Stresa

 

Margheritine Stresa P1510738



Le MARGHERITINE di Stresa sono dei biscotti realizzati con una pasta frolla scioglievolissima a base di burro, zucchero a velo e tuorli sodi: questultimo ingrediente, in particolare, rende la pasta eccezionalmente friabile e deliziosa.

Tipici di Stresa, un piccolo borgo piemontese sul Lago Maggiore, vennero realizzati per la prima volta nel 1857 dal pasticciere Pietro Antonio Bolongaro in occasione della prima comunione della principessa Margherita. Questi frollini furono talmente apprezzati che divennero in seguito il dolce tipico di Casa Savoia per il Ferragosto.

A quei tempi Elisabetta di Sassonia, Duchessa di Genova e vedova di Ferdinando di Savoia, secondogenito di Re Carlo Alberto, aveva labitudine di trascorrere lestate a Stresa in una stupenda dimora chiamata Villa Ducale

La figlia maggiore di Elisabetta, Margherita, andò in sposa, nel 1868, a Umberto di Savoia, divenendo in seguito la prima Regina dItalia.

 

Margheritine Stresa 141428

 

Ph. Barbara Caricchi




Tra fine maggio e inizio giugno esplosione di colore nella Conca dei

Rododentri dell’ OASI ZEGNA a Trivero Coldilana (Biella), il sogno verde di

Ermenegildo ZEGNA.

 

                       OASI ZEGNA Manfrino-WA0002

                       Ph. Emanuela Manfrino



Valle dei Rododendri al PARCO BURCINA “Felice PIACENZA” a

Pollone (Biella)

 

BURCINA valle dei-rododendri

 



Pervinche   Primule   Mughetti    Glicini    Gladioli   …

i FIORI nei nomi delle vie e dei viali delle VALLETTE a Torino, un quartiere a misura duomo immerso nella natura inaugurato il 25 novembre 1961, dove hanno messo le mani i più importanti architetti torinesi, da Levi-Montalcini a Isola, accogliendo l’eredità artistica e culturale della Bauhaus.


Street art su otto cabine elettriche presenti sul territorio del quartiere Vallette

 

Vallette Pervinche


Pervinche

 

Vallette Mughetti

Mughetti



Roselline   Girasoli   Iris   Garofanini   Gigli   Stelle alpine

nelle decorazioni di facciata dell’ACCADEMIA VERGNANO a Chieri, la casa di

famiglia dei Maestri del Caffè

 

 

Accademia Vergnano 183109

 

 

Accademia Vergnano 185206

 

Ph. Barbara Caricchi

 


MOTIVI FLOREALI nelle stanze di Villa Sanquirico a Torino, palazzina tardo-ottocentesca in stile eclettico affacciata sul Valentino che ha conosciuto un intervento di restauro nei primi anni Duemila.

Fra le location catalogate da Film Commission Torino Piemonte … qui sono state girate alcune scene di Non ho sonno (2001) di Dario Argento e Heaven (2002) di Tom Tykwer

 

                       Sanquirico 151627

 

 

                       Sanquirico 152549

                   Ph. Barbara Caricchi


 

INFIORATA di San Luigi Gonzaga a Città della Pieve … IL VIAGGIO il tema

della 59°edizione 2024 …

 

                       INFIORATA-PIEVE

 



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