Sorpresa al CENTRO CONSERVAZIONE e RESTAURO LA VENARIA REALE aperto al pubblico per interessanti incursioni nei laboratori accolti dagli addetti ai lavori.

PATRIMONIO DA SALVARE – Il restauro delle opere terremotate

Protagoniste le opere dei siti terremotati del Centro Italia recuperate dal DEPOSITO di SANTO CHIODO a SPOLETO che prende il nome dall’omonima località in cui si trova, la periferia industriale e commerciale della città umbra.

< Della necessità di un deposito ci s’avvide dopo il disastroso TERREMOTO del 1997, quello rimasto nella memoria collettiva per i danni alla Basilica di San Francesco ad ASSISI: occorreva una struttura che fosse in grado di fornire una primissima accoglienza delle opere, già a poche ore dal crollo, in un luogo sicuro, costruito secondo i più stringenti criteri antisismici, in modo da dare ai tecnici la possibilità di attivarsi nel modo più pronto e rapido possibile per garantire agli oggetti di sopravvivere e di essere restituiti alle loro comunità. L’iter che ha portato alla costruzione del Deposito di Santo Chiodo prese avvio nel 1997 e terminò nel 2008…>



PATRIMONIO DA SALVARE

 

A quattro anni di distanza dal SISMA 2016 che ha colpito l’Italia centrale, i restauratori del CENTRO CONSERVAZIONE e RESTAURO LA VENARIA REALE raccontano il progetto di recupero e salvaguardia di alcune opere terremotate provenienti, in particolare, dal territorio di SPOLETO-NORCIA.



LABORATORIO MANUFATTI TESSILI . Due Paliotti di URBANO VIII dalla Chiesa di San Salvatore – USIGNI, Poggiodomo (Perugia)

Il piccolo paese montano (1.001 ms.l.m.) della VALNERINA è noto soprattutto per avere dato i natali a Fausto POLI (1581-1652), Cardinale e segretario del fiorentino Maffeo BARBERINI - Papa URBANO VIII.


USIGNI si trova su uno sperone di roccia assai impervio affacciato sulla sottostante valle del torrente Tissino, le cui sorgenti si trovano a poche centinaia di metri.

La Chiesa di San Salvatore (1631-1644), commissionata dal cardinal Poli, fu adornata con paliotti, reliquiari ed altri oggetti d'arte sacra assai pregiati. Tra i decoratori degli interni Guido Ubaldo Abbatini e Salvi Castellucci.

L’architettura dell’intero complesso religioso riflette lo stile delle chiese della Roma del tardo Cinquecento. Il progetto potrebbe essere stato redatto da Gian Lorenzo BERNINI (in considerazione degli stretti rapporti intercorsi all'epoca fra il Cardinal Poli, il pontefice Urbano VIII e il Bernini) o dai suoi più stretti collaboratori, tra i quali il ticinese Domenico Castelli.

In facciata, nel fregio mediano sempre in pietra, è incisa la frase

PER VIRTUTEM CRUCIS

SALVA NOS CHRISTE SALVATOR QUI SALVASTI PETRUM IN MARI

La chiesa fu solennemente consacrata dal Cardinale Fausto POLI il 20 agosto 1645.



Una serie di 12 PALIOTTI – pannelli decorativi d’altare fu realizzata con BROCCATO tessuto in LINO e SETA con i motivi dello stemma del Cardinale :

tre monti, due querce e il capo con le insegne di Urbano VIII (tre api entro una ghirlanda).

Dopo le operazioni di pulizia l’attenta ricerca eseguita dai restauratori con indagini su tessuti e colori ha condotto al consolidamento delle zone lacerate con inserimento di organzino in seta stampato con i motivi del broccato di base.



Monsignor Fausto POLI fu per la Valnerina, e in particolare per la piccola Usigni, un importante mecenate. Consigliere del BARBERINI si adoperò per far costruire una miniera di ferro a Monteleone di Spoleto e realizzare un’efficiente fonderia a Scheggino (dove la tradizione vuole fossero state forgiate le cancellate del Pantheon e di san Pietro), portò a compimento l’impegno per la beatificazione di Rita da Cascia avvenuta nel 1627.

Tra le opere volute da Papa URBANO VIII la fortificazione del porto di Civitavecchia, del colle del Quirinale e di Castel Sant'Angelo. Il materiale per fare i cannoni fu ricavato in parte dal Pantheon, dal quale fu asportata la copertura bronzea della travatura lignea del pronao. Il Colosseo fu utilizzato come cava di materiali da costruzione : pietre e marmi furono riutilizzati per costruire nuovi e abbellire esistenti palazzi romani.

Durante il pontificato di Urbano VIII, Pietro da Cortona fu uno dei principali architetti operanti a Roma, insieme a Gian Lorenzo Bernini.

Il pontefice ordinò il rifacimento del Duomo di Spoleto (città di cui aveva retto la cattedra arcivescovile dal 1608 al 1617).



LABORATORIO di TELE e TAVOLE

Su TELA il dipinto di Cristoforo RONCALLI detto il POMARANCIO (Pomarance, 1553 circa – Roma, 1626). Condivide il soprannome con Niccolò CIRCIGNANI , pure legato a Pomarance, ma attivo qualche decennio prima, e con Antonio CIRCIGNANI, il figlio nato a Città della Pieve.

Restauro della tela … ripristino pittura a tratteggio per la lettura dell’intervento.


Su TAVOLA il dipinto del nursino Francesco SPARAPANE con sant’Antonio e san Rocco



                                                    TAVOLA



Le tre tavole presentano giunzioni con inserimenti a farfalla e ponticelli. Restauro dei supporti lignei, potenziamento delle connessioni con inserimento di molle di regolazione … ripristino pittura a tratteggio per la lettura dell’intervento.



RESTAURATORI ALL’OPERA !!


Unica «monuments woman» dell’esercito la restauratrice Barbara CARANZA è nel team che recupera le opere in caso di calamità «Giorni interi per trovare un frammento» (Roberta SCORRANESE - corriere.it)

 

Il tenente Caranza è l’unica restauratrice della «Riserva selezionata dell’esercito». Interviene con i team preposti per salvare le opere d’arte nei luoghi colpiti da sismi, alluvioni o conflitti armati. La Riserva è composta da professionisti altamente qualificati e CARANZA è Genio Guastatore, nell’Ottavo reggimento della Brigata Folgore.

Ha vinto un concorso (bando pubblico) per andare a restaurare alcune opere nel DEPOSITO di SANTO CHIODO a SPOLETO che accoglie dipinti, sculture e frammenti salvati dai terremoti che hanno colpito l’Italia centrale.

«   … lì c’è una Madonna che io e la mia squadra abbiamo estratto a pezzi dalle macerie di Frascaro, un borgo della Valnerina, in Umbria, tra i più danneggiati dal terremoto del 2016-17. Prima trovammo il corpo, poi la testa, quindi il Bambino che teneva in braccio e infine anche il libro che aveva in mano, spezzato in due. E sa che le dico? … Che quel concorso per andare al Santo Chiodo l’ho fatto quasi solo con la speranza che mi diano da restaurare proprio quella Madonna. E vorrei che i frascaresi la potessero riavere al più presto»


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