7---15 giugno 2025 - quarta edizione di Collegno Fòl Fest :

“Quando cantavo dov’eri tu?” - Omaggio a Lucia Saltarin, poetessa e pittrice internata a lungo nel manicomio di Collegno.

Questa edizione intende restituire voce e presenza ad alcune figure femminili che, con la loro vita e la loro opera, hanno attraversato la fragilità trasformandola in resistenza e creazione.


Camille Claudel – scultrice visionaria costretta all’isolamento in manicomio. A farla rinchiudere è la madre, che non ha mai tollerato la vita di quella figlia artista allieva e amante di Rodin, vita considerata scandalosa in quello scorcio di secolo fortemente misogino. L’adorato fratello Paul, uomo di profonda fede, celebre poeta e ambasciatore, con cui Camille ha condiviso in giovinezza affetto e sogni, non farà nulla per proteggerla.


Alda Merini – la struggente poesia scaturita nel suo drammatico percorso di vita caratterizzato dalla malattia e dalla detenzione negli ospedali psichiatrici.



Collegno Fòl Fest - Al Parco della Certosa la prima festa interamente dedicata alla salute delle menti nel nome dell’inclusione e della cittadinanza attiva.



La CERTOSA REALE di COLLEGNO : da Monastero a Manicomio

Il periodo è quello degli sfarzi delle feste della corte sabauda con Cristina di Francia, Madama Reale, che nel 1641 commissionò la costruzione della Certosa sul modello architettonico della Grande Chartreuse di Grenoble.

Dai luoghi di preghiera e solitudine dei Padri Certosini al disagio della malattia e dell’Ospedale Psichiatrico.

Il trasferimento a Collegno dei primi malati dall’ ”Albergo dei due pini” di Torino con l’abbattimento delle celle certosine e la successiva costruzione all’avanguardia dei padiglioni separati da cortili e delle Ville Regina Margherita .

La succursale del Regio Manicomio di Torino diventerà in breve tempo uno dei più grandi manicomi d’Italia, con oltre cinquemila pazienti …



Dipartimento di Salute Mentale ASL TO3

Il CENTRO DI DOCUMENTAZIONE SULLA PSICHIATRIA intitolato a Roberto

Contartese - “ultimo matto di Collegno” e primo bibliotecario.


Il professore era ricoverato in quanto affetto da schizofrenia. Attraversava fasi di crisi in cui era soggetto alla paura dell’avvelenamento: era stato rinchiuso perché, convinto della prossima fine del mondo a causa di una guerra atomica, si era rifugiato per giorni in una casa di campagna sotto un materasso, senza mangiare né bere. Ma queste fasi erano alternate a lunghi periodi di lucidità, in cui era perfettamente in grado di conversare e di discutere di filosofia, letteratura e medicina con i dottori.

Nel 1973, con la chiusura del Regio Manicomio di via Giulio a Torino, i libri e le riviste scientifiche furono trasferiti nella struttura di Collegno rimanendo sostanzialmente abbandonati per anni in una delle palazzine del complesso, in scatoloni e contenitori. Ad accorgersi dell’importanza della collezione, che poteva annoverare anche diversi volumi antichi e di valore, fu per primo proprio Roberto Contartese, che contribuì in modo decisivo a recuperare, ordinare e catalogare i preziosi volumi che rischiavano di andare dispersi, divenendo il “primo curatore” della Biblioteca Medico Scientifica, ora Centro Documentazione sulla Psichiatria dell’Asl To3.


Ultimo ricoverato, Contartese non volle mai lasciare la Certosa di Collegno anche dopo la chiusura del manicomio. Fu l’ultimo a rimanere, quando tutti gli ex ricoverati vennero dimessi. Ottenne l’alloggio che in precedenza era stato del cappellano, dove restò fino ai suoi ultimi giorni di vita. Il suo spirito ora torna tra i suoi libri. Un piccolo, meritato, risarcimento.



CENTRO DI DOCUMENTAZIONE SULLA PSICHIATRIA Biblioteca e Archivio storico curati oggi con passione da Lillo Baglio


 

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L’arte come denuncia sociale e religiosa - 

Fioralba Nicosia Lippolis in mostra

Artista versatile ed eclettica, nata a Casale Monferrato e residente a Torino.

Straordinaria abilità manuale per opere multi materiche con elementi di riciclo.

 

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Covid 

 

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Capsule umane

 

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Parlamento

 

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Elettroshock

 

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Ultima Cena e Calvario

 

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Gesù giocoliere





Dentro il muro: memorie dal manicomio a cura di Lillo Baglio tra

archivi, storie e opere artistiche degli ex pazienti della Certosa di Collegno.



L’incredibile storia dello Smemorato di Collegno : il caso Bruneri – Canella, un fatto di cronaca di fama Nazionale.

Il talento naturale di Giorgio Barbero, l’artista delle galassie in bianco e nero.

 

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< Barbero dice che ogni mattina sale sul suo razzo personale dotato di tre propulsori ed esplora l’universo intero... >

 
Una cascina con tanti fiori e animali da cortile nelle coloratissime opere di xxx


Pietro Augusto Cassina, il pittore delle zingare, in manicomio per pura sfortuna …

 

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La poetessa Lucia Saltarin, i cui dipinti parlano del delirio mistico che ne segnava l’esistenza …

Ma che Madonna d’Egitto! Sono solo un pagliaccio … un povero pagliaccio vestito di stracci … vedete 
questo vestito ha un taschino … un taschino per il cuore …

 

 

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La storia di Natale : sventura nel Padiglione 13 dei furiosi …

< Questi artisti venivano da me in biblioteca, gli offrivo il caffè, raccontavano storie e visioni. L’arte è un pezzo della storia dei manicomi non ancora abbastanza conosciuta > dice Baglio




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Martino Bissacco

 

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Davide De Agostini



Visita agli archivi

 

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Elettroshock (TEC – terapia elettroconvulsivante)

 

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Paranoia   Schizofrenia   Mania

 

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Fisionomia comparata uomo-animale

 

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Estrazione “Pietra della Follia” – Nell’immaginario collettivo medioevale tale pietra era situata all'interno del cranio all’altezza della fronte.

Antiteticamente alla pietra filosofale per la quale alchimisti e scienziati per secoli, dal medioevo fino al rinascimento, hanno rivolto i loro sforzi alla sua scoperta,

la pietra della follia, considerata la causa della pazzia delle persone, doveva essere rimossa per ottenere la guarigione del malato.


 

Extraction of the Stone Hieronymus Bosch



L'Estrazione della pietra della follia, noto anche come Cura della follia, è un dipinto a olio su tavola (48x35 cm) di Hieronymus Bosch, databile al 1494 circa e conservato nel Museo del Prado di Madrid.





Nella Sala delle Arti la mostra Donne danzanti. Tra Arte e Isteria

Da una parte l’ esposizione fotografica e iconografica sulla storia dell’Isteria Femminile relativa alla narrazione degli esperimenti e degli studi eseguiti dal Professor Jean-Martin Charcot e da Sigmund Freud sulle donne ricoverate presso l’ospedale psichiatrico Salpêtrière di Parigi il ballo delle pazze

Jane Avril, ricoverata alla Salpêtrière, sarà poi musa ispiratrice di Toulouse-Lautrec ed etoile del Moulin Rouge , una delle interpreti più celebri del can can … 

 

Jane Avril

 

Dal Can Can alle danze delle Tarantolate … alla cerimonia di inaugurazione della mostra la danza rituale di cura e liberazione legata al fenomeno del tarantismo.

Dipinti e sculture di Rocco Forgione, Martino Bissacco, Maria Pia Fuschino, Elio Arzarello.



Dall’altra le grandi opere pittoriche di Davide De Agostini

 

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Nella Sala Polivalente (Villa 5) tre mostre fotografiche


Reparto donne agitate

Dieci testimonianze femminili con ritratti di grande impatto e formato generati da IA accompagnati a registrazioni audio (accesso tramite QR code)

Un ponte tra archivio storico e linguaggio contemporaneo a cura di Giacomo Doni

 

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Follia, sostantivo femminile

Uno spaccato del manicomio femminile di Teramo in venti dittici : immagini di spazi vuoti di confinamento ormai abbandonati in dialogo con cartelle cliniche originali …

Tristezza e depressione dopo otto parti ? Il marito ti porta in manicomio …

Parli a scuola di argomenti non condivisi ? Ti lamenti delle condizioni lavorative ?

Hai atteggiamenti sessuali troppo liberi ? Il manicomio risolve tutti i problemi …



La bellezza nelle crepe del cielo

Il progetto fotografico racconta il volto più intimo e autentico dei disturbi mentali delle donne, non come una condanna, ma come una condizione con cui è possibile danzare, vivere, amare.



La bellezza della femminilità nei paesaggi della vita

Nel Cortile dei Vini si affaccia l’Aula Hospitalis, l’antica farmacia depredata dei suoi vasi officinali originari … negli scaffali fanno ora bella mostra quelli artistici realizzati in occasione degli otto concorsi ad oggi promossi dall’associazione Gli Argonauti APS.

 

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Opere di Elena Monaco, Antonietta Onida, Sergio Scanu 

  

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Opere di Rocco Forgione per la mostra “Lo chiamavano manicomio”

 

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FERT – Collare dell’Annunziata



Tra gli eventi più attesi la Lectio Magistralis di Massimo Recalcati sul tema

urgente del disagio giovanile : Ipercollegati e Scollegati



Esposti all’invisibilità. Sguardi e punti di vista di quattro fotografi, che esplorano 4 mondi diversi sul tema della migrazione nell’Ex Hammam (Villa 5)

il dolore dell’emarginazione, la forza dell’integrazione, la fatica del viaggio, la bellezza dell’incontro



Silvia Fondelli - sbarchi a Lampedusa

Riccardo Gabriolo - homeless. Particolare l’allestimento sui cartoni – i giacigli dei senza tetto

 

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Renzo Miglio - integrazione in città … campi nomadi a Savonera e Collegno

 

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Michele D’Ottavio - ritratti della serie “L’Italia siamo anche noi”



COLLEGNO, l’inferno dei matti. Una storia di fiori e torture

< Producevamo cinquanta quintali di verdura al giorno, eravamo aiutati dagli ammalati perché per loro era una forma di terapia > ha ricordato Piero Baudissone, il giardiniere che per più di trent’anni ha curato il verde del manicomio di Collegno.

La squadra di pazienti lavoratori più numerosa era quella che si occupava del verde ma c’erano anche i fabbri, i tessitori, i tipografi, gli elettricisti, i calzolai, i materassai e i decoratori. Spesso divampavano incendi, casuali o dolosi … Si poteva produrre di tutto dentro alle mura di Collegno, addirittura il pane e macellare la carne. Costeggiando le “fabbrichette”, oggi oggetto di restauro conservativo, che conservano ancora le insegne del mestiere praticato all’interno, si arriva al grande piazzale con il vascone – oggi Piazza della Pace - un tempo riserva di acqua proprio per spegnere le fiamme il prima possibile.



Reportage fotografico by Barbara CARICCHI e Mauro DRAGONI      

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