10 APRILE 2023 – il nuovo TEATRO REGIO di TORINO festeggia 50 anni

Mezzo secolo all’insegna dell’innovazione tecnologica e della creatività nella produzione di spettacoli e concerti. Una casa per l’opera e il balletto fondata nel 1740 e completamente rinnovata all’inizio degli anni Settanta grazie al progetto avveniristico, rimasto unico nel suo genere, di un protagonista eclettico e singolarissimo della storia dell’architettura e del design come Carlo MOLLINO.

 

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La Mole Antonelliana si illumina con il simbolo ideato per il 50° anniversario, dedicato proprio a Carlo MOLLINO.



10 APRILE 1973 – Inaugurazione del nuovo TEATRO

REGIO di TORINO con l’opera I Vespri siciliani di Giuseppe Verdi, nella

prima e unica regia di Maria Callas e Giuseppe Di Stefano, un evento capace

di polarizzare attenzioni da tutto il mondo.

La direzione d’orchestra è affidata a Fulvio Vernizzi, le scene e i costumi portano la firma del noto pittore e scultore Aligi Sassu, mentre la coreografia è firmata dal grande Serge Lifar.



Le origini del Teatro risalgono all’inizio del XVIII secolo quando Vittorio Amedeo II decise di commissionare all’architetto Filippo Juvarra la progettazione e la costruzione di un nuovo grande teatro nell’ambito del più generale riassetto urbano di Piazza Castello.

L’intento venne però perfezionato solo qualche anno più tardi da Carlo Emanuele III (incoronato re nel 1730) che, morto lo Juvarra, affidò il progetto per un teatro di grande prestigio all’architetto Benedetto Alfieri.



Il REGIO TEATRO di Torino, edificato nel tempo record di due anni, venne

inaugurato il 26 dicembre del 1740 con l’Arsace di Francesco Feo, diventando

subito un punto di riferimento internazionale per la capienza ( circa 2.500 posti tra platea e cinque ordini di palchetti ), le magnifiche decorazioni della sala con la volta dipinta da Sebastiano Galeotti, gli imponenti scenari e le attrezzature tecniche, nonché la qualità delle rappresentazioni.

Ogni stagione aveva inizio il 26 dicembre e si concludeva con la fine del Carnevale.



Nella notte tra l’8 e il 9 febbraio 1936 il Teatro viene distrutto da un

violento incendio: saranno necessari quasi quarant’anni per la sua

ricostruzione.



Il bando di concorso, pubblicato nel 1937, viene vinto dagli architetti Aldo Morbelli e Robaldo Morozzo della Rocca ma il loro progetto non si sarebbe mai concretizzato.

Nel 1965 l’amministrazione civica promuove una nuova soluzione, affidando l’incarico all’architetto Carlo MOLLINO, professore di composizione architettonica presso il Politecnico di Torino, già artefice dell’Auditorium della Rai e dell’edificio della Camera di Commercio Industria e Artigianato, e all’ingegner Marcello Zavelani Rossi.

Inizio lavori a settembre 1967.

< Dopo aver concordemente concertato il complesso dell’edificio nelle sue linee generali, lo Studio Mollino si dedicò al settore destinato al pubblico, cioè sala, atrio, ridotti e all’architettura in generale, mentre lo Studio Zavelani produsse gli elaborati concernenti il settore scenotecnico nella sua completa accezione, e cioè nelle componenti distributive, edilizie, meccaniche e funzionali di tutti i relativi servizi >

Le parole dello stesso Carlo Mollino per le modalità di realizzazione dell’opera, che viene progettata con criteri assolutamente moderni essendo prevalsa, dopo lungo e acceso dibattito, la corrente di pensiero che intende affrontare la ricostruzione non sulla base dei precedenti modelli ma dei nuovi orientamenti architettonici e urbanistici, con il vincolo dell’ integrazione alla sopravvissuta austera facciata dell’Alfieri.

Mollino dà libero sfogo alla fantasia richiamando l’antica progenitura barocca attraverso un uso originale quanto geniale delle linee curve e delle sinuosità.

 

Il simbolismo è ricorrente nell’opera di Carlo MOLLINO.

RINASCITA : dalla silhouette femminile della planimetria al simbolo

dell’uovo.

 

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La costante stilistica che caratterizza ogni elemento sia esterno che interno del nuovo TEATRO REGIO - dai pomelli delle maniglie alle luci, dalle scale alle strutture in cemento armato - è appunto la linea curva.

Il cemento armato consente la realizzazione di scale e passerelle che lasciano la visuale completamente aperta sull’avvolgente foyer.

 

 

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Due grandi vetrate alleggeriscono i “fianchi” perimetrali, dando la possibilità di godere dai foyer della vista della elegante facciata juvarriana dell’Archivio di Stato (nell’odierna Piazzetta Mollino) e creando un suggestivo scambio di vedute tra interno ed esterno.

 

E ancora stelle a 8 punte in laterizio - che richiamano le facciate nel cortile di Palazzo Carignano - sul basamento in cemento bugnato e pietra di luserna che riveste in parte anche la torre di scena.

 

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La copertura a guscio paraboloide iperbolico fu realizzata dall’ingegner Felice BERTONE.

 

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Carlo MOLLINO non poté godere di quella che può essere a ragione considerata la sintesi totale della sua esperienza: morì infatti pochi mesi dopo l’inaugurazione, giusto il tempo per vedere in funzione il suo testamento artistico-professionale.


 

Il TEATRO REGIO di TORINO si sviluppa su 8 piani, di cui 4 sotterranei, da una profondità di –12,50m ad un’altezza massima di +32m.

Nell’ala dell’Alfieri, verso piazza Castello, hanno sede gli uffici mentre la struttura moderna ospita, oltre ai foyer e alla sala con platea a forma di conchiglia semiaperta e palcoscenico, tutti i servizi tecnici tra cui due moderne sale prova per il coro e l’orchestra, una grande sala regia, la sala ballo, il laboratorio di sartoria e la mensa, oltre al Piccolo Regio \"Giacomo Puccini\", con una capienza di 380 posti.

I laboratori (scenografia, falegnameria, carpenteria e attrezzeria), un tempo ospitati nel cuore sotterraneo dell’edificio, sono ora situati in sede decentrata.


L’avanzata tecnologia delle strutture in continuo aggiornamento pone il Teatro Regio all’avanguardia in campo internazionale: il palcoscenico, tra i più grandi e meccanizzati d’Europa, consente allestimenti di notevole complessità, anche più di uno contemporaneamente.




ROSSO & INDACO : i colori del TEATRO REGIO

Il ROSSO - un classico del teatro italiano - si unisce all’INDACO - il colore della spiritualità che favorisce la concentrazione.

La sala, a pianta ellissoidale, contiene 1398 poltrone in velluto ROSSO ed è movimentata da un ordine di 31 palchi che possono ospitare fino a 194 persone.

 

 

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Il soffitto ha una suggestiva decorazione a motivo geometrico di colore INDACO progressivamente più intenso verso il palcoscenico.

L’enorme lampadario detto “la nuvola” è composto da 1762 sottilissimi tubi in alluminio con punto luce e 1900 steli in perspex riflettente, a creare un suggestivo effetto stalattite.

 

 

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Il boccascena originale è chiaramente ispirato alla forma di un televisore.

Il pavimento e la parete che avvolge la galleria dei palchi sono oggi in legno di colore ROSSO che funge da cassa di risonanza per ottimizzare le caratteristiche acustiche della sala.

 

 

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Il legno ha sostituito la moquette ROSSO - INDACO di Carlo MOLLINO che tuttora caratterizza i foyer ed è un materiale tipicamente fonoassorbente.

 

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I foyer sono adornati da specchi e rifiniti con materiali di pregio tra cui l’ottone e il marmo, incoronati da nudo cemento armato che ostenta l’originalità e la modernità delle strutture portanti.

Due scale mobili simmetriche, poste con grande risalto sulle vetrate della Galleria Tamagno, rivestono una straordinaria efficacia scenografica.

 

 

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Tale lusso nell’utilizzo dei materiali e nella grandiosità dei foyer, ricercato e dichiarato, è stato giustificato dallo stesso MOLLINO con l’esigenza di dotare Torino di un luogo d’incontro di assoluto prestigio, ove festeggiare con dovuto risalto i grandi eventi della vita cittadina.

 

 

22 dicembre 1994 – Inaugurazione ufficiale della cancellata bronzea Odissea musicale, opera del celebre artista scultore Umberto Mastroianni che a Torino si formò culturalmente insieme al grande amico Carlo Mollino e visse le sue prime importanti esperienze artistiche accanto a Felice Casorati, Massimo Mila, Ettore Sottsass e Guido Seborga.



1 febbraio1996 - Centenario dalla “prima” assoluta della Bohème di Giacomo Puccini diretta da Arturo Toscanini.

Mirella Freni e Luciano Pavarotti si sono incontrati sulle scene torinesi sotto la bacchetta di Daniel Oren.

Lo spettacolo, firmato da Giuseppe Patroni Griffi, è stato trasmesso in diretta televisiva in prima serata su Rai Due, facendo registrare oltre tre milioni di telespettatori.

Nella stessa occasione il Piccolo Regio è stato ribattezzato Piccolo Regio Giacomo Puccini.



Estate 1996 – Restauro acustico (Müller BBM) e architettonico

(Gabetti & Isola)

L’intervento, reversibile in ogni parte, ha comportato il rivestimento in legno della sala, una leggera modifica dei muri perimetrali e del proscenio e l’installazione di un nuovo boccascena sovrapposto alla struttura molliniana che ha determinato un aumento del raccordo acustico tra golfo mistico e palcoscenico.




10 APRILE 2023 – il nuovo TEATRO REGIO di TORINO festeggia 50 anni

 

 

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Tra gli eventi celebrativi le due giornate di apertura straordinaria con la visita del Teatro, le voci degli artisti del Regio Ensemble e del Coro di voci bianche, l’appuntamento con l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio diretto da Riccardo Bisatti, l’incontro con la grande Raina Kabaivanska protagonista dell’inaugurazione del 1973, lo speciale tv Regio50. Ci si mette molto tempo per diventare giovani realizzato da Rai Cultura eil filmato regalato dal Museo Nazionale del Cinema : un affascinante viaggio attraverso le immagini del Regio nella storia del cinema.
Baratti & Milano, per questa occasione speciale, ha creato un originale uovo di cioccolato e una torta dedicata all’Opera.


 

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Omaggio a Carlo MOLLINO


Figlio dell’ingegner Eugenio Mollino, Carlo nacque a Torino nel 1905. Laureatosi alla facoltà di Architettura del Politecnico di Torino nel 1931, MOLLINO fu un architetto eccentrico, un designer e progettista all’avanguardia, ma anche fotografo, scrittore, pilota di aeroplani e auto da corsa. Un uomo, un torinese, dalle mille passioni e attitudini che nella sua vita costruì oltre 400 edifici tra cui l’Auditorium della Rai in via Rossini, il Palazzo degli Affari sede della Camera di Commercio in via Carlo Alberto, la Società Ippica Torinese (poi demolita nel 1960) e il nuovo Teatro Regio (ricostruito dopo l’incendio del 1936). Grande appassionato di montagna, Mollino progettò anche alcuni edifici montani come la Casa del Sole a Cervinia, la stazione di arrivo della funivia del Furggen e la Slittovia del Lago Nero presso Sauze d’Oulx.




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Auditorium della Rai, Torino

 

 

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Una linea di cinque poltrone per l’ Auditorium della Rai, Torino, 1952. Tubo di ottone, imbottiture rivestite in velluto di lana. Numerate con i numeri pari dal 334 al 342.



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Palazzo degli Affari - facciata su piazzale Valdo Fusi

Il palazzo fu progettato da Carlo Mollino, Carlo Graffi, Alberto Galardi e Antonio Migliasso, vincitori di in concorso indetto nel 1964 dalla Camera di Commercio di Torino per costruire una nuova sede per i propri uffici sulle rovine del settecentesco palazzo Morozzo della Rocca, distrutto da un bombardamento nel 1943. La realizzazione fu rimandata di alcuni anni e per il completamento si deve attendere il 1972.

 

 

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Palazzo degli Affari - scale

 


Negli anni Quaranta Carlo MOLLINO iniziò la sua attività di progettista e designer di interni. Profondamente influenzato dalla natura, una delle sue passioni più grandi, Mollino ne riproponeva forme e colori nei suoi lavori mixandoli con elementi di Modernismo, Art Nouveau, Surrealismo, Barocco e Rococò.

 

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Carlo Mollino, Tavolo a vertebre per la Casa editrice Lattes di Torino, 1951 – 1954.

 

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Carlo Mollino, Scrivania per la Casa editrice Lattes di Torino, 1951 – 1954.



LATTES 130 – Il 2023 celebra i 130 anni della Casa Editrice torinese

che riassumo in tre salti generazionali.

Nel 1893 Simone LATTES fonda a TORINO l’omonima libreria in via Garibaldi,3 dove avvia le prime iniziative editoriali dedicate alla città e al Piemonte.

Nel primo decennio del ‘900 si definiscono i 3 ambiti che caratterizzeranno la storia della Casa Editrice : letterario, manualistico e scolastico.

Ernesto LATTES, medico, la apre all’ambito scientifico (anni 20 e 30) …

Negli anni 50 Mario LATTES, pittore, porta l’arte nel cuore dell’attività … La Casa Editrice lascia la storica sede di via Garibaldi, diventata troppo piccola.

Carlo MOLLINO progetta gli spazi e gli arredi per i nuovi uffici di via Confienza, dove la Lattes ha sede ancora oggi.

 

Sempre a Torino Carlo lavora a molte abitazioni tra cui: Casa Miller, Casa Devalle, Casa Minola, Dancing Lutrario (oggi Le Roi) e Casa Mollino sulle rive del Po a pochi passi dalla centrale Piazza Vittorio Veneto.

In questo appartamento situato in una villa di fine XIX secolo, in via Napione, Mollino non ha mai abitato ma qui sono custoditi mobili, sedie, tavoli, poltrone, chaise-longue, sculture, foto e oggetti realizzati dal geniale ed estroso designer torinese.

 

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Nessuno al mondo conosce bene Mollino come Fulvio Ferrari: fondatore del Museo Casa Mollino.

Le Polaroid, riscoperte dopo la morte di Carlo MOLLINO, pressoché segrete quando era in vita, rappresentano il mezzo visivamente più immediato per conoscerlo.

Nelle istantanee troviamo infatti ritratte centinaia di donne, amiche, amanti, languidamente spogliate, vestite o agghindate a seconda delle fantasie dell’autore.

Polaroid scattate essenzialmente nel villino di strada di Revigliasco e conservate nell’appartamento al piano nobile della villa di via Napione 2.



L’occhio magico di Carlo Mollino. Fotografie 1934-1973

La grande mostra 2018 a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia - a cura di Francesco Zanot. Oltre 500 immagini tratte dall’archivio del Politecnico di Torino che custodisce un fondo prezioso per comprendere non soltanto un maestro inconfondibile, ma anche un capitolo essenziale della storia della fotografia nell\'Italia del Novecento.

Migliaia di scatti realizzati con tecniche differenti e spesso ritoccati a mano
su negativi e/o positivi
: dal negativo su lastra a quello su pellicola, dal bianco e nero al colore, dal fotomontaggio realizzato insieme all’amico fotografo Riccardo Moncalvo, fino all’uso della polaroid per gli scatti più privati.




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Tra i più noti e celebrati architetti del Novecento, Carlo MOLLINO ha da sempre riservato alla fotografia un ruolo privilegiato, utilizzandola sia come mezzo espressivo, sia come fondamentale strumento di documentazione e archiviazione del proprio lavoro e del proprio quotidiano. Questa esposizione, la più grande e completa mai realizzata sul tema, indaga il rapporto tra Mollino e la fotografia evidenziandone l’unicità e le caratteristiche ricorrenti, a partire dalle prime immagini d’architettura realizzate negli anni Trenta fino alle Polaroid degli ultimi anni della sua vita.

Sulle orme del padre Eugenio, ingegnere e appassionato fotografo, Carlo Mollino si è avvicinato a questo linguaggio espressivo fino dalla gioventù, sviluppando non soltanto un vasto corpus di immagini a metà tra il canone della tradizione, di cui aveva consapevolezza profonda, e lo slancio della sperimentazione, ma anche una peculiare coscienza critica che lo ha condotto a pubblicare nel 1949 Il messaggio dalla camera oscura, volume innovativo quanto fondamentale per la diffusione della cultura fotografica in Italia e la sua accettazione tra le arti maggiori.

La mostra è suddivisa in quattro sezioni tematiche, ognuna intitolata con una
citazione tratta dagli scritti dello stesso autore.



In “Mille case” sono raccolte le immagini relative al tema dell’abitare, dagli edifici con elementi di arredo e oggetti domestici da lui stesso progettati ad una serie di istantanee riprese durante i suoi viaggi come annotazioni visive di architetture più o meno note, dalle case in legno e paglia della campagna rumena al Guggenheim Museum di Frank Lloyd Wright a New York, dai mulini olandesi alla Chandigarh di Le Corbusier.




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“Fantasie di un quotidiano impossibile” è centrata sull’atmosfera e le ispirazioni surrealiste che pervadono una parte della produzione fotografica molliniana. È il capitolo più libero e imprevedibile dell’intera mostra con immagini di vetrine che ricordano quelle riprese a Parigi da Eugène Atget, fotografo prediletto da Man Ray, oggetti isolati nell’inquadratura e caricati di una vita misteriosa, specchi che nascondono e moltiplicano ogni cosa, fotografie di altre fotografie, fotomontaggi di progetti architettonici realizzati a partire da modelli di piccole dimensioni, fino a una selezione di preziose immagini tratte dalla pubblicazione Occhio magico del 1945.

 

 

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“Mistica dell’acrobazia” è interamente dedicata a un altro interesse molto speciale di Carlo Mollino, quello per la velocità, il movimento e la dinamica. Sono qui riunite fotografie sul tema del volo, che Mollino praticava da provetto pilota acrobatico; dell’automobilismo, con particolare attenzione alla vicenda del Bisiluro, automobile da lui progettata (insieme a Mario Damonte ed Enrico Nardi) e con cui aveva partecipato alla “24 ore di Le Mans” nel 1955; dello sci, con una selezione di fotografie di linee tracciate dagli sciatori sulla neve, sinuose come i profili del design del genio torinese.




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“L’amante del duca”, la sezione più ampia della mostra, è infine dedicata al tema del corpo e della posa. Qui sono messi a confronto due soggetti fondamentali nell’intero corpus fotografico molliniano : i ritratti femminili e gli sciatori. Entrambi frutto di una meticolosa operazione di messinscena e controllo della posa, con una ripresa ossessiva e anche noiosa degli stessi gesti.

 

 

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Gli sciatori sono colti in posizioni che individuano la perfezione del gesto tecnico (direttore della commissione delle scuole e dei maestri di sci, Mollino pubblica nel 1951 il manuale Introduzione al discesismo).

 

 

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Le donne, reminescenti della statuaria antica, replicano senza sosta atteggiamenti simili, sullo sfondo degli stessi scenari e vestite nei medesimi abiti.

 

  

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Reportage fotografico REGIO 50 by Barbara CARICCHI

© Copyright Barbara Caricchi ARTIVAMENTE – Tutti i diritti riservati