“GUERRIERE DAL SOL LEVANTE . La figura della donna guerriera

in Giappone”  fino al 1 marzo 2020 al MAO – Museo di Arte Orientale – TORINO

 

 

                       MAO



DONNA GUERRIERA – ONNA-BUGEISHA :

la DONNA SAMURAI nel Giappone antico e moderno



L’ UOMO armato di KATANA e WAKIZASHI con LAME finemente lavorate e manici ricoperti con PELLE DI RAZZA è il simbolo del Giappone affermato in tutto il mondo, complice anche la tradizione cinematografica.

Ancora mi commuovo nelle scene emblematiche che riportano sul grande

schermo i "47 RONIN" - film 2013 diretto da Carl Rinsch, protagonisti Keanu Reeves, Cary-Hiroyuki Tagawa, Hiroyuki Sanada e Rinko Kikuchi.

La sceneggiatura del film, scritta da Chris Morgan e Hossein Amini, si basa sulla vera storia dei quarantasette Ronin, un gruppo di SAMURAI che nel diciottesimo secolo si opposero allo shogun per vendicare l'uccisione del loro daimyo.

La cerimonia del SUPPUKU - suicidio rituale – non può lasciare indifferenti.

Si riteneva che il VENTRE fosse la sede dell' ANIMA e pertanto il significato simbolico sotteso al rituale era quello di mostrare agli astanti la propria essenza, priva di colpe e in tutta la sua purezza. Il primo atto di seppuku di cui si abbia traccia fu compiuto da Minamoto no Yorimasa durante la battaglia di Uji nel 1180.

Per preservare ancora di più l'onore del SAMURAI, un fidato compagno, il più abile nel maneggio della spada, chiamato kaishakunin, previa promessa all'amico, decapitava il samurai appena egli si era inferto la ferita all'addome in modo che il dolore non gli sfigurasse il volto.

 


Già nel Periodo Heian e Kamakura (900 -1300 circa) e soprattutto durante l'Epoca Sengoku - periodo degli stati belligeranti (1400-1600 circa) il Giappone fu continuamente attraversato da scontri armati, invasioni e lotte di potere.

I SAMURAI erano impegnati in combattimenti lontano da casa.

Le mogli dei Samurai passavano gran parte delle giornate contando solo sulle proprie forze e ciò le rese davvero abili nell'arte della sopravvivenza, personale e familiare, arrivando a gestire in toto anche le finanze della propria casa, acquisendo grande prestigio sociale.

Ogni DAIMYO (una sorta di grande feudatario per noi occidentali) fondò un proprio stato, in guerra con tutti gli altri, armato con un proprio esercito, formato da migliaia di uomini, spesso contadini reclutati nei propri appezzamenti. Le guerre sempre più cruente e devastatrici aumentarono nel corso degli anni toccando l’apice alla fine del 1550.

In questo contesto anche alle DONNE venne concesso di allenarsi nella pratica delle arti marziali giapponesi.

Nacque così il SAMURAI femminile.



Le DONNE armate di NAGINATA raggiungevano in battaglia gli uomini e onoravano la loro famiglia, il loro clan, il loro Daimyo.

Il NAGINATA è un’arma che per forma e utilizzo ricorda il FALCIONE del Medioevo europeo. La lunga asta evita alla donna la distanza ravvicinata con il nemico.

La lunga lama ricurva monofilare, più larga verso l'estremità, risulta micidiale nei combattimenti corpo a corpo.

La lama del NAGINATA, come quella del KATANA, era composta da acciaio forgiato con differenti gradi di durezza tra il dorso ed il filo onde coniugare capacità di taglio e resistenza all'urto. Molte lame di naginata erano lame di katana riciclate.

Per controbilanciare la lama, il NAGINATA montava all'estremità opposta dell'asta un CALZUOLO metallico spesso a forma di spillo, lo ishizuki.

Apparso nei campi di battaglia del Periodo Kamakura (1185-1333), durante l'Era Tokugawa il NAGINATA divenne un'arma desueta in battaglia ma continuò ad essere utilizzata per il combattimento individuale e per la difesa degli edifici o delle dimore private. Probabilmente per questo il suo uso si diffuse specialmente tra le donne della classe militare, le BUKE, vere amministratrici della casa.



Il JIGAI è l'equivalente femminile del SEPPUKU (più noto come harakiri) , il suicidio rituale praticato dai guerrieri SAMURAI.

Era praticato dalle DONNE per mezzo del taglio dell'arteria carotide e della vena giugulare, con un coltello tantō (una lama di 15-30 cm) o kaiken (di 15 cm) che spesso veniva nascosto prima dell'atto sotto la cintura (chiamata obi) del kimono.

Spesso prima di commettere JIGAI la donna si legava strette le ginocchia per far trovare il proprio corpo in una posa dignitosa, passate le convulsioni ante-mortem.

 

Tra le DONNE SAMURAI la più famosa è senza dubbio TOMOE GOZEN (1161-1184), le cui vicende ci provengono dalle numerose novelle e leggende a lei dedicate, nonchè dall’opera Heike Monogatari , poema epico che risale al periodo dello Shogunato Kamakura e che raccoglie il ciclo di cronache belliche della guerra tra i Minamoto e i Taira.

 

 

tomoe-gozen

 

 

Legata al generale Minamoto Yoshinaka, TOMOE GOZEN ebbe un ruolo di certo non marginale durante la Guerra di Genpei tra i clan Taira e Minamoto nel 1180-1185, grazie alle sue straordinarie doti marziali, al suo lignaggio e al suo impetuoso coraggio di guerriera.


Alle soglie del 1900 si possono trovare ancora DONNE-BUSHI che della propria temeraria fierezza hanno lasciato molto più che delle leggende.

Fra queste spicca NAKANO TAKEKO.

 

 

nakano-takeko

 

 

Nel 1868, durante la battaglia di Aizu nella Guerra Boshin (fra i sostenitori dello shogunato Tokugawa e i fautori della restaurazione dell'imperatore Meiji),

NAKANO TAKEKO venne reclutata per diventare capo di un corpo femminile di circa 3.000 samurai Aizu che combatté opponendosi all'assalto dei 20.000 uomini dell'Esercito Imperiale del Giappone, una battaglia troppo squilibrata per qualsiasi generale.

Durante il combattimento, ella si lanciò contro le linee nemiche, uccidendo con il suo NAGINATA un elevato numero di guerrieri, prima di essere colpita al torace da un colpo di fucile.

Ferita a morte, piuttosto che lasciare che il nemico si impossessasse del suo cadavere per farne scempio, mozzandole il capo per servirsene come trofeo di guerra, chiese a sua sorella Yūko di decapitarla lei stessa e darle onorevole sepoltura. Yūko richiese l'assistenza di un soldato di Aizu, Ueno Yoshisaburō, per la decapitazione.

Liberamente tratto dal testo di Claudio PIRA

 

 

In mostra al MAO per “GUERRIERE DAL SOL LEVANTE . La figura della

donna guerriera in Giappone” splendidi esemplari di NAGINATA e ARCHI dalla

ricca collezione del MUSEO STIBBERT di FIRENZE !!

 

Recenti studi della particolare ARMATURA dei Samurai femminili hanno messo in evidenza notevoli differenze rispetto a quelle più tradizionali maschili.

La dimensione del kabuto (elmo) è sostanzialmente più grande per accogliere le lunghe chiome delle le donne guerriere.

La haramaki (armatura) veniva allacciata dietro la schiena del guerriero. La versione femminile può essere indossata senza aiuto, come un kimono. La piastra del seno può essere facilmente regolata e il design permette alle donne guerriere di rimuoverla quando necessario. Inoltre, la parte interna del do (il retro della corazza, composto di piccole placche) è ricoperta di pelle di daino.


Il kote (manicotto corazzato) generalmente ha una copertura su tutte e cinque le dita. La versione femminile lascia invece liberi i pollici, per garantire una presa più salda delle loro spade.

Infine, il maedate (ornamento frontale del kabuto) ha un bon-ji (cresta dell’elmetto) con una mezzaluna in oro che simboleggia Daikokuten - divinità della battaglia / guerra nel Buddhismo e divinità della casa / famiglia in Giappone sin dal periodo Heian. Una divinità domestica che sembra essere appropriata per proteggere una donna guerriera.



Le gesta leggendarie della DONNA GUERRIERA – ONNA-BUGEISHA sono ricordate in mostra attraverso drammi teatrali, dipinti e trame cinematografiche.

DAL PASSATO AL PRESENTE

Nel percorso di visita, la riflessione sulle DONNE GUERRIERE diviene l’espediente per un’analisi che oltrepassa epoche e frontiere, aprendosi alla cultura popolare e alla eroine moderne.

 

Da WONDER WOMAN a LADY OSCAR,

da SAILOR MOON alla PRINCIPESSA LEILA di Star Wars.

 

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EROINE MARVEL



Dalle BATTAGLIE a colpi di NAGINATA allo SFORZO messo in campo

dalle donne per affrontare le piccole e grandi sfide quotidiane in

tutto il mondo e superare pregiudizi e ostacoli in ambiti eterogenei

– dalla letteratura alla scienza, dall’arte alla tecnologia, dal teatro all’esplorazione .

IPAZIA      Frida KAHLO      Margherita HACK     CLEOPATRA

Alfonsina STRADA        Ada LOVELACE       ZENOBIA

 

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Il percorso espositivo si conclude con 40 ritratti eseguiti da giovani artiste e artisti in omaggio ad altrettante donne che hanno combattuto le loro battaglie in varie epoche e territori.



“DONNA FOTOGRAFA” – XXIV edizione 2020

A cura della Sezione Fotografica del CRDC di TORINO un incontro / confronto tra le fotoamatrici dei Gruppi Fotografici di Torino e Provincia. Sabato 7 Marzo 2020 alle ore 21,00.



“8 MARZO” canta TECLA

In fin dei conti la vita è come un viaggio
Comincia con un pianto dopo l'atterraggio
Facciamo giri immensi ed ogni coincidenza che perdiamo
è un nuovo punto di partenza


In fin dei conti noi siamo di passaggio
Come le rondini
Come l' OTTO MARZO
E non basta ricordare di una festa con un fiore
Se qualcuno lo calpesta




Rif. articolo NINJA e SAMURAI nella sez. I luoghi dell’Arte

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