POLDO : GNAM … GNAM …      POLDO

 

 

POLDO SBAFFINI - nome italiano di J. WELLINGTON WIMPY – famoso

mangiatore di PANINI CON HAMBURGER - personaggio del fumetto

americano e della serie animata 'BRACCIO DI FERRO'

WIMPY


 

HAMBURGER : l’arte di Claes OLDENBURG

 

OLDENburg

 

 

“FLOOR BURGER” ( 1962)

Claes-Oldenburg-Floor-Burger-1962


 

HAMBURGER in TRIENNALE a MILANO per “Arts & Foods” – EXPO 2015


                                       TRIENNALE


 

Andy WHAROL eating a HAMBURGER – video :



WARHOL



“HAMBURGER” by Andy WHAROL   WARHOL HAMBURGER





HAMBURGER in note catene di ristorazione :



McDONALD’s Corporation - la maggiore catena di ristoranti FAST FOOD nel mondo, di origine statunitense.

M** BUN - AGRIHAMBURGHERIA piemontese  

OLD WILD WEST – BURGER & STEAK house

BURGER KING Corporation - celebre catena internazionale di ristorazione FAST FOOD. È presente con oltre 200 ristoranti in Australia sotto il nome HUNGRY JACK’s.





Da che cosa deriva il termine “HOT-DOG”? ( da www.focus.it)

L’HOT-DOG è un PANINO di forma allungata imbottito con

WURSTEL abbrustolito e senape.

L’espressione significa letteralmente “CANE CALDO” ed è composta dalle parole inglesi “hot”, caldo, e “dog”, cane.

Hot, perché il panino va servito ben caldo, e dog per la immaginata somiglianza della salsiccia con il cane bassotto. La locuzione è di origine gergale, ma è pienamente accettata nella lingua parlata americana.



HOT DOG by DEZEEN DESIGN in TRIENNALE a MILANO per “Arts & Foods” – EXPO 2015

HOTDOG DEZEEN Triennale

 



IL PANE E FRITTATA DI MIA MADRE :

“Basilicata Coast to Coast” & Rocco PAPALEO

 

FRITTATA

 

Questione di essenze, IL PANE E FRITTATA DI MIA MADRE.

Con il pane bello sponzato. Che non sai dove finisce il pane e dove comincia la frittata…



Rocco PAPALEO – Teatro Alfieri di ASTI , 23 novembre – in occasione della premiazione del Concorso “DOPO L’UNESCO, AGISCO!” – 4° edizione 2018

Progetto ideato dalla Regione Piemonte e rivolto ai 101 Comuni dell’area dei PAESAGGI VITIVINICOLI DI LANGHE-ROERO e MONFERRATO, inclusa nel 2014 nella lista dei siti patrimonio dell’umanità.

 

ASTI 770      ASTI 773

 

Foto by Barbara CARICCHI 

 



Nel MONDO dei PANINI :



ROSETTA a ROMA … MICHETTA a MILANO … STELLINA nel

BERGAMASCO : PANE SOFFIATO (quindi cavo al suo interno) riconoscibile dal tipico stampo a stella con "cappello" centrale.

Molto utilizzata per la preparazione di PANINI FARCITI, tende a perdere la sua tipica consistenza croccante dopo poche ore dalla cottura.

Molto diffusa in LOMBARDIA, specialmente a MILANO, la MICHETTA è stato il pane degli operai fin dal 1700, epoca in cui la lavorazione del pane era quasi completamente manuale.

I funzionari dell' Impero austro-ungarico, cui faceva capo la Lombardia dopo il trattato di Utrecht del 1713, introdussero a Milano alcune novità alimentari come

l'allora famoso KAISERSEMMEL, un PANINO variabile da 50 a 90 grammi e dalla forma di una piccola rosa.

I risultati non furono, però, incoraggianti: il Kaisersemmel a Milano non rimaneva, come a Vienna, fresco e fragrante fino a sera: si rammolliva velocemente, divenendo "gommoso". L'umidità del clima lombardo penetrava eccessivamente in un prodotto igroscopico come il pane, a differenza di quanto accadeva nel più asciutto clima viennese.

Bisognava privare quel pane della mollica, svuotarlo, alleggerirlo, renderlo "soffiato": così sarebbe stato fragrante e digeribile, garantendone una migliore conservazione. I maestri panificatori milanesi riuscirono nel loro intento, creando un pane unico le cui caratteristiche l'hanno reso famoso.

Il termine MICHETTA nasce in questo periodo. Infatti i Milanesi chiamarono il Kaisersemmel con il diminutivo di “MICCA”, ossia “MICHETTA”, micchetta in milanese. La "micca", o "mica", era un pane che aveva una certa diffusione nell'Italia del nord e il cui termine, in origine, significava briciola.

Nel 2007 la MICHETTA ottiene, dal Comune di Milano, il riconoscimento “De.Co.”(Denominazione Comunale), assegnato dal capoluogo lombardo ai prodotti gastronomici tradizionali milanesi.



BIOVETTA a TORINO



SFILATINO   CIABATTINA   BOCCONCINO

 

SPACCATELLA  BAGUETTE  



2 FETTE DAL FILONE in UMBRIA e TOSCANA



PANINO AL LATTE

PANINO DI SEMOLA

PANINO con SEMI di ZUCCA, GIRASOLE, PAPAVERO …

PANINO alle NOCI … alle OLIVE …

 



PANINI COLORATI : la base è sempre quella dei PANINI AL LATTE, ma di tre colori diversi ottenuti con ZAFFERANO, concentrato di POMODORO e BASILICO!

 

Le Ricette di Giallozafferano               COLORS

 

PANINI A COLORI nel caleidoscopico mondo del CAFFE’ DEGLI ARTISTI a CITTA’ DELLA PIEVE

 


PANINI editore - FIGURINE & CALCIATORI

La Franco Cosimo PANINI Editore è una casa editrice italiana fondata a MODENA nel 1989 e specializzata in volumi d'arte, libri per ragazzi, scolastica e tempo libero.

 

"I PANINI DI NATALE e altre storie" di Guido QUARZO in libreria per i più piccoli !

 



L’ARTE dello STREET FOOD



LAMPREDOTTO e TRIPPA a FIRENZE

Non si può andare a Firenze e non fermarsi in uno dei classici CHIOSCHETTI , meglio conosciuti come trippai (o lampredottai) a mangiare, appunto, il

PANINO CON LA TRIPPA o IL LAMPREDOTTO , il top dello

street food fiorentino!

In un semplice panino è racchiuso, in realtà, un mix di tradizione, genuinità ed autenticità, filosofia del cibo di strada, che non è una novità del panorama enogastronomico, anzi: è solo un modo diverso di chiamare quei piatti che, in realtà, appartengono alle tradizioni locali, spesso classici della cucina povera, soprattutto in Toscana ed a Firenze. 

Street food letteralmente significa cibo di strada, e sta ad indicare quelle pietanze che si mangiano, appunto, per strada, passeggiando, seduti in un parco o su una panchina in una delle piazze storiche, senza sedersi al tavolino come si fa in un ristorante classico o in una trattoria. Oggi lo street food è diventato una vera e propria arte, in cui si cimentano persino gli chef stellati, un inno alla cucina autentica e genuina locale, simbolo di quanto anche un piatto semplice possa racchiudere un'esplosione di bontà e sapori.

A Firenze, i trippai si trovano in molte piazze ed angoli del centro storico, pronti a sfamare turisti - che, dopo una passeggiata sui lungarni o una visita ai musei, si vogliono fermare a mangiare ad orari magari non proprio consueti per i ristoranti tradizionali - e fiorentini, in pausa pranzo dal lavoro o dallo studio, con troppo poco tempo a disposizione per tornare a casa, senza considerare poi i prezzi più che accettabili, praticamente imbattibili. Con poco più di 5 euro vi

aggiudicherete un PANINO CON TRIPPA o LAMPREDOTTO ed un bicchiere di vino, (in qualche chiosco troverete addirittura il caffè!).



MORDI E VAI … PANINO ROMANESCO al mercato di TESTACCIO

La cucina della nonna in un panino: è questa l’idea, tanto semplice quanto geniale, che sta alla base del banco di Sergio ESPOSITO.

Il suo presupposto è che tutti i piatti tipici della cucina romana possono essere gustati non solo stando seduti al tavolo di una trattoria. Partendo dalle ricette di sua madre e da materie prime sempre eccellenti, il banco di Sergio è diventato uno dei principali punti di riferimento dello street food romano e i suoi

PANINI CON IL LESSO DI SCOTTONA – PICCHIAPO’ - e le

famose POLPETTE DI BOLLITO sono un vero e proprio cult.

Ogni giorno, decine e decine di morbide CIABATTE vengono leggermente intinte di brodo e poi farcite con la carne tagliata sul momento o con le verdure rigorosamente preparate a mano in giornata. Salsicce e cicorietta, scottona con rucola e pachino, carciofo alla romana con scaglie di pecorino, trippa, polpette fritte o al pomodoro, stracotto di vitello o di pollo sono solo alcune delle proposte più succulente di MORDI E VAI , il banco dove sì, spesso c’è da fare un po’ di fila. Ma ne vale sempre la pena.



LESSO ALLA PICCHIAPO’ by Sabrina TOCCHIO

www. laziogourmand.com

Doverosa precisazione è innanzitutto segnalare  la differenza tra LESSO e BOLLITO.

LESSO : è così definita la carne dopo averne estratto il brodo. Si prepara sul gas una pentola con gli odori classici, l’acqua fredda e si immergono il muscolo di manzo e un osso, di solito il ginocchio, così si ricava un profumato e saporito BRODO a discapito della carne.

BOLLITO : stesso procedimento del lesso ma la carne (parti più nobili) viene immersa solo dopo che l’acqua con gli odori inizia a bollire, creando così una cicatrizzazione dei tessuti che impedisce la fuoriuscita dei nutrienti rendendo la CARNE succulenta e morbida.

Chiarito questo, rimane sempre il dilemma di cosa farsene del pezzo di muscolo (lesso) che, ahimè, ha perso lustro dopo aver regalato un ottimo brodo. E qui ci sarebbe da scriverne. Dal Nord al Sud, gli impieghi di questa parte meno nobile di carne sono svariati, dalle polpette ai ripieni. Noi di Lazio Gourmand vi illustreremo, in questa sede, un vecchio piatto del riciclo, appunto, l’ormai dimenticato LESSO ALLA PICCHIAPO’

Questo divertente nome, in realtà, non ha una spiegazione certa. Il piatto nacque in quel di TESTACCIO , a ridosso del Mattatoio dove le osterie locali utilizzavano alcuni scarti di carne da far ben fruttare nelle loro cucine. Pensate che con un solo pezzo di muscolo si traevano due piatti nutrienti e molto apprezzati: un sostanzioso brodo da servire nelle fredde giornate invernali e una gran padellata di carne. Insieme a tanta cipolla e pomodori, la carne veniva tagliata a pezzi, quasi picchiata (da cui PICCHIAPO’) e sbattuta sul tagliere, per poi finire in padella con aggiunta di patate a spicchi. Ne veniva un piatto unico accompagnato anche da pane pè intigne in quer sughetto pè fa la scarpetta!



PICCHIAPO’- il nome “bizzarro” che ha sedotto il BELLI e

TRILUSSA – by Daniela DIOGUARDI

A sentirlo pronunciare questo termine, con il suo finale accentato, quasi impertinente, suscita una simpatia immediata. E nella tradizione romanesca si lega a una ricetta semplice ma di una bontà a dir poco seducente: il LESSO ALLA PICCHIAPO’ !

Un piatto molto amato della cucina romana, citato da Ettore SCOLA nel suo film C’eravamo tanto amati (1974) in cui dà il titolo a una traccia della colonna sonora composta da Armando TROVAJOLI.


Claudio GARGIOLI ci racconta di un’antica maschera romana con la pelle del viso sfatta – come la carne della ricetta – per via del troppo bere, chiamata B
ICCHIAPO’ , che perse nel tempo la B in favore della P a causa della pronuncia un po’ insidiosa.



E’ Giuseppe Giocchino BELLI a citare un tale PICCHIABBO’ nel suo sonetto “Una digrazzia” (1832):

“Ste scale nu’ le vònno illumina:
E ècchete spiegato, Picchiabbò,
Com e so’ le disgrazzie a sta scittà.”




Ma PICCHIABBO’ è anche il nome del nano di corte protagonista di una favola in prosa romanesca di TRILUSSA : Picchiabbò, ossia la moje der ciambellano: prosa spupazzata dall’autore stesso (1927).

“Picchiabbò, er buffone de Corte, era un ometto accusì piccolo che uno se lo poteva mette in saccoccia come la chiave de casa. Quanno camminava faceva tre passi, un zompo, una piroletta e un capriolo per via che essenno la capoccia più grossa der corpo, ogni tanto je spiommava e je faceva perde l’equilibbrio.”
……
Quello che ve posso di’ è che Picchiabbò, a forza de caprioli e de piroette, se fece strada e arivò fino a la Reggia, pe’ fa ride er Re.”




PANINO CON LA MILZA in SICILIA

PANINO CON LA PORCHETTA in UMBRIA

PANINO CON LA MORTADELLA a BOLOGNA



PANINO CON KEBAB - piatto tipico della cucina turca .

 

 

                         KEBAB

 

 

Döner Kebab è traducibile come "kebab che gira", con riferimento allo spiedo verticale rotante nel quale la carne viene infilzata e fatta abbrustolire, facendola ruotare sull'asse del girarrosto.

La carne (solitamente di AGNELLO, MANZO o POLLO, mai di maiale in quanto vietata dall'Islam), tagliata a fettine, viene sagomata e infilzata nello spiedo verticale, fino a formare un grosso cilindro rastremato verso il basso alla cui sommità vengono poi infilzate parti grasse che, sciogliendosi e scolando, evitano l'eccessivo abbrustolimento ed essiccamento della carne. Lo spiedo viene poi fatto ruotare vicino a una fonte di calore, che una volta consisteva in brace rovente sistemata in apposite griglie disposte verticalmente intorno allo spiedo e che oggi è invece un'apposita macchina che produce calore tramite resistenze elettriche o bruciatori a gas.

Prima di essere predisposta e cotta la carne viene condita o marinata con AROMI, ERBE e SPEZIE che variano a seconda del luogo: origano, menta, peperoncino, cannella, cumino, coriandolo, aceto …

Il taglio procede dall'esterno del cilindro di carne, a mano a mano che questo cuoce, verso l'interno, con un movimento che va dal basso verso l'alto per far sì che il grasso sciolto che cola da sopra resti il più possibile sulla carne impregnandola .

Una volta il taglio veniva effettuato manualmente tramite un coltello affilatissimo, mentre nel ventunesimo secolo si esegue quasi sempre facendo scorrere sul cilindro una macchinetta elettrica con lama rotante che asporta sottili fettine.

La carne così preparata viene servita all'interno di PANINI e PIADINE , ocollocata su un piatto vero e proprio. Tradizionalmente per il panino si usa il

PANE ARABO. Si aggiungono verdure miste e varie salse tradizionali, tra cui la HARISSA piccante, l' HUMMUS a base di ceci con tahini (pasta di sesamo) e il TZATZIKI fatto con yogurt e aglio. Ben presto però i venditori iniziarono a offrire anche salse come la barbecue, maionese o ketchup venire incontro alle richieste dei clienti occidentali.

Questa specialità ha trovato in Europa particolare diffusione nella città di BERLINO grazie a Kadir NURMAN, considerato l'inventore del panino comunemente noto come KEBAB . La capitale tedesca è rinomata per il gusto speciale e l'economicità dei propri döner. Questo sviluppo e diffusione sono stati favoriti dall'elevato numero di immigrati turchi (non solo nella capitale ma in tutta la Germania occidentale) che spesso gestiscono i numerosissimi IMBISS ("chiosco") presenti in città.





PANINERIA su 4 RUOTE allo STADIO !





PANINO GIUSTO : THE ITALIAN ART OF THE PANINO

MILANO , 8 febbraio 1979. Nasce una nuova idea.

Fra i palazzi della vecchia Milano in Corso Garibaldi nasce PANINO GIUSTO e un nuovo modo di pensare il panino. Alla base della sua preparazione c’è la ricerca accurata di materie prime legate al territorio italiano, il rispetto della stagionalità dei prodotti e la maestria di chi possiede la capacità di combinare al meglio gli ingredienti per creare un piatto unico. Sono questi i valori con i quali Panino Giusto è cresciuto nel tempo, gli stessi che ci permettono di portare nel mondo, giorno dopo giorno , “The Italian Art of the Panino”

 

Una definizione che racchiude i valori autentici del nostro paese: la bellezza, la creatività, la passione, la qualità e l’eccellenza.

Il MAESTRO DEL PANINO - “sperimentatore” e allo stesso tempo “custode della tradizione” – nasce con noi e con esso la voglia di far vivere ai nostri clienti un’esperienza ogni volta unica, ma sempre riconoscibile.

I nostri Maestri si ispirano a tre valori fondamentali: Maestria, Rigore, Passione.

La formazione dei Maestri del Panino avviene all’ACCADEMIA DEL

PANINO ITALIANO , un luogo di conoscenza e approfondimento dove il “sapere” incontra il “saper fare” e l’arte della preparazione si affina in tutti i suoi dettagli.



Ecco tredici buone ragioni


Per preferire una birra


A una come te


E un
PANINO al SALAME




canta ZUCCHERO in “13 BUONE RAGIONI”



FACCIA DA PANINO è Gianni FANTONI

24 ottobre - giornata "mondiale" dedicata alla MORTADELLAFANTONI ospite a "La vita in diretta" – RAI 1.



PANINOTECA



PANINO TONNO & CAPPERI tra i miei preferiti … anche se unge un po' …

PANINO CON LA FRITTATA : zaino in spalla ! E’ ottimo, non asciutto e soprattutto “non attacca sete “ !!

PANINO AL PROSCIUTTO : un classico !

PANINO CON LA NUTELLA … da leccarsi i baffi !

PANINO CON BURRO E MARMELLATA



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