
Dal 12 al 14 settembre il VILLAGGIO del RISO nel complesso monumentale dell’ex Ospedale Maggiore Sant’Andrea
All’inaugurazione di RISO’ sul sagrato della Basilica di Sant’Andrea hanno partecipato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollogrigida, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’assessore all’Agricoltura Paolo Bongioanni, il presidente della Provincia di Vercelli Davide Gilardino, il sindaco di Vercelli Roberto Scheda e la presidente dell’Ente Nazionale Risi Natalia Bobba.
< Risò è il primo Festival Internazionale del Riso e siamo onorati di ospitarlo come nazione leader della produzione in Europa > ha affermato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
Grande attesa per l’intervento dello storico Alessandro Barbero nella Basilica di Sant’Andrea con la conferenza “Quando Vercelli era più grande di Torino”
Fulcro della manifestazione il VILLAGGIO del RISO, area espositiva di 13.000 mq allestita in Piazza Antico Ospedale per celebrare il riso italiano come simbolo identitario e ambasciatore dell’eccellenza agroalimentare nel mondo.


3 padiglioni : Filiera – Istituzioni – Produttori

3 aree : Talk - International - Food


Meccanizzazione agricola e Piccoli agricoltori


CREA - Una mostra per raccontare la storia della coltivazione del riso in Italia
Allestita nel salone adiacente alla Galleria dei Benefattori (ex Ospedale Maggiore Sant’Andrea), l’esposizione ha proposto un percorso attraverso libri antichi, documenti manoscritti e iconografici, fotografie storiche e modelli museali appartenenti all’istituto storico di risicoltura del CREA con sede a Vercelli. Fondato nel 1908 come Stazione Sperimentale di Risicoltura e delle Colture Irrigue, oggi il Centro afferisce al CREA Cerealicoltura e Colture Industriali.
La mostra - ideata e curata da Luigi Iafrate, coordinatore dell’Area Biblioteche e Collezioni Storiche del CREA - ha rappresentato un’occasione per valorizzare musealmente aspetti tecnico-scientifici, socio-economici, giuridici e culturali, spesso inediti o poco conosciuti, legati alla storia della risicoltura nel Vercellese e in altri territori vocati alla coltivazione del riso in Italia.
Quei dodici sacchi di riso
Il primo documento ufficiale sul riso risale al 1475 e porta la firma di Galeazzo Maria Sforza, in calce a una lettera consegnata all'oratore del Duca di Ferrara a Milano.
E' il 27 settembre 1475. Nelle campagne oltre Porta Ticinese, i carri gemono sotto il peso del riso appena trebbiato. I contadini li seguono con occhi curiosi: quelle pannocchie color dell'oro sono gravide di chicchi come non ne hanno mai viste. Il Duca di Milano, buon cultore delle arti diplomatiche, ha deciso di farne dono a Ercole I d’Este, Duca di Ferrara e la sua lettera preannuncia la partenza di dodici sacchi di questa particolarissima semente, della quale si decantano le virtù a tavola e in campo.
La spedizione del prezioso carico avviene, in effetti, pochi giorni dopo, tra mille precauzioni: le vie, comprese quelle d'acqua, sono ancora infide, e dodici sacchi di riso costituiscono una fortuna, dalla quale Giuliano Guascono si separa solo perché glielo ordina - ovviamente, per iscritto - il suo signore.
La scelta della casata degli Este di investire sulla coltura risicola sarà provvidenziale: i nuovi terreni, insieme al clima, si rivelano infatti particolarmente adatti a ospitare i pregiati chicchi bianchi.
La coltivazione del riso di Gian Battista Spolverini è un capolavoro dell’editoria del Settecento: pubblicato nel 1758 in leganti caratteri mobili, presenta bellissime incisioni e oltre quattromila versi sciolti. Questo poema illustrato in quattro volumi fu molto ammirato nei decenni e nei secoli tanto da essere considerato tra i più belli della poesia didascalica di ogni tempo. Leopardi lo stimò e riservò alla Coltivazione del riso ampio spazio nella sua Crestomazia. L’opera è apprezzata, oltre che per i pregi letterari e didascalici, anche per le incisioni che la completano e che ne fanno il più bel libro illustrato veronese della seconda metà del XVIII secolo. I rami sono incisi all'acquaforte da Domenico Cunego su disegno di Francesco Lorenzi, una coppia artista-incisore che risulta particolarmente felice in questa prova. Infatti nelle vignette poste all'inizio o in fine ai canti è illustrata la vita delle risaie, interpretando con puntualità i versi di Spolverini e offrendo, con leggerezza barocca, spaccati di realismo.
2025 – Centenario della scoperta degli incroci a Vercelli
che hanno cambiato il volto della RISICOLTURA ITALIANA
Tra le varie ibridazioni il risultato forse più noto è quello del Vialone Nano :
si deve all’ingegnere Sampietro questa prima intuizione che permise di creare questa varietà di riso italiano, caratterizzata da un chicco tondeggiante e semifino, molto apprezzata per la sua eccellente capacità di assorbire i condimenti, rendendola ideale per la preparazione di risotti, minestre e dolci.
La varietà Vialone Nano venne realizzata nella Stazione Sperimentale di Risicoltura di Vercelli attraverso l’incrocio del riso Nano con il riso Vialone Nero e iniziò ad essere coltivata nel 1937. Nel 1945 la sua coltivazione venne introdotta nella fertile pianura veronese e da allora è diventato uno dei risi più pregiati e tradizionali per preparare i risotti, ottenendo il marchio IGP nel 1996.
La storia del Carnaroli sembra iniziare negli anni 1939-1945, grazie all'incrocio tra il Vialone Nero e il Lencino a seguito dei numerosi tentativi effettuati nelle risaie di Paullo (Milano) di proprietà di Ettore de Vecchi.
Il riso Arborio è nato nel 1946 grazie all'agronomo Domenico Marchetti, che lo selezionò incrociando il riso Vialone e il Lady Wright, nel comune di Arborio in provincia di Vercelli, da cui prende il nome.
L’obiettivo dei nostri tempi è quello di ottenere varietà di riso con un apparato radicale più lungo per resistere alla siccità, per vincere la sfida dei cambiamenti climatici. Un risultato possibile grazie a un secolo di incroci artificiali : la tecnica fu introdotta con successo nella risicoltura italiana nel 1925, e consente di guidare la mescolanza di materiale genetico proveniente da risi diversi, che fino ad allora era avvenuta in modo casuale. Utilizzata per la prima volta in Giappone agli inizi del ’900, è impiegata ancora oggi, ed è alla base dei differenti risi presenti sulle nostre tavole.
Una tecnica introdotta dal professor Sampietro cento anni fa che fece crescere anche le rese : nel 1940 le risaie italiane furono le più produttive al mondo.
Cresce costantemente anche il numero delle varietà: dalle poche decine degli anni ’30 alle 278 iscritte al Registro Nazionale nel 2024; 176 quelle coltivate oggi.
Alcune fotografie in mostra documentano il Concorso macchine per il trapianto del riso
Le prime macchine per il trapianto di riso in Italia si sono diffuse nella seconda metà del XX secolo, parallelamente all'introduzione della meccanizzazione integrale e all'adozione di tecnologie simili a quelle statunitensi, che già contavano su macchine per il riso da più tempo. Questo processo ha rappresentato una svolta rispetto ai metodi manuali, permettendo di automatizzare e velocizzare le operazioni agricole, portando a un aumento dell'efficienza e della qualità nella produzione di riso.
Territorio : Grange (monaci cistercensi dal Medioevo nel triangolo Vercelli-Trino-Crescentino … Principato di Lucedio), Canale Cavour , Baraggia biellese e vercellese (L’ultima savana d’Italia)
Il Canale Cavour è un imponente canale artificiale, lungo circa 83 km, che parte dal fiume Po a Chivasso e sfocia nel fiume Ticino a Galliate. Ideato e voluto da Camillo Benso Conte di Cavour, è stato costruito tra il 1863 e il 1866 per irrigare la pianura vercellese e novarese, sostenendo in particolare la risicoltura. L'opera, esempio di ingegneria ottocentesca, comprende notevoli strutture come ponti-canale e ponti-sifone per attraversare altri corsi d'acqua, ed è tuttora un'infrastruttura vitale gestita dai consorzi Ovest Sesia (Vercelli) ed Est Sesia (Novara).

Edificio di presa del canale Cavour a Chivasso. Ph. Livio Bourbon

Piazza Cavour a Vercelli
Nel Padiglione Istituzionale la grande tavola imbandita con i PIATTI del RISO che celebrano il “Pranzo della Domenica – Italiani a tavola”



PANISSA e PANISCIA in Piemonte … ARANCINO o ARANCINA in Sicilia … RISI e BISI in Veneto … SARTU’ di RISO in Campania … TORTA degli ADDOBBI a Bologna …
Il prossimo 10 dicembre a Nuova Delhi si voterà per iscrivere la Cucina Italiana nella lista del Patrimonio Immateriale dell’Unesco.
Per sostenere questa candidatura domenica 21 settembre le piazze dei Comuni italiani ospiteranno il “Pranzo della Domenica – Italiani a tavola”, iniziativa promossa dal Ministero dell’Agricoltura, dal Ministero della Cultura e da ANCI: un momento di incontro e di convivialità tra i cittadini intorno ai piatti della tradizione gastronomica italiana.

Mostre :
Le donne di Riso Amaro in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino. Manica delle donne - Ex Ospedale Maggiore Sant'Andrea


Riflessi di riso – Terra, acqua, biodiversità e persone

Uno sguardo sul riso - Concorso fotografico

Dialoghi sul riso al Salone Dugentesco - La costruzione iniziale risale al 1224, da cui il nome, come ostello per ospitare i pellegrini che percorrevano la via Francigena.

Paolo Savarese - Quality Manager & Sustainability presso Mundiriso srl
Mundi Riso si trova a Vercelli, la capitale Europea della produzione del Riso. Azienda in continua evoluzione e sviluppo tecnologico che garantisce la lavorazione del riso ad altissimi standard qualitativi, grazie ai più moderni strumenti di lavorazione su cui l’azienda investe ogni anno.

Interventi conclusivi di Davide Gilardino – Presidente provincia di Vercelli e Roberto Scheda – Sindaco città di Vercelli
Arte in città : “Guttuso, De Pisis, Fontana… L’Espressionismo Italiano” nell’Ex Chiesa di San Marco – Spazio ARCA e Cracking Art diffusa.

Lumache in piazza Cavour

Omaggio al pittore Giovanni Antonio Bazzi (Vercelli, 1477 - Siena, 1549), detto il Sodoma
L'unica opera presente ancora oggi nella sua città natale è una Sacra famiglia con angelo e san Giovannino (tavola diametro 98 cm.) conservata al Museo Borgogna, grazie all’acquisto del dipinto da parte del fondatore del museo, l’avvocato e collezionista Antonio Borgogna.

Per ottanta centesimi (1895-97) – Angelo Morbelli , Museo Borgogna di Vercelli
Reportage fotografico by Barbara CARICCHI
© Copyright Barbara Caricchi ARTIVAMENTE – Tutti i diritti riservati


